Martedì 28 Ottobre 2025 | 17:21

Bari, benvenuti nel mercato dimenticato: al Guadagni di Sant’Antonio lavorano solo 20 bancarelle su 110

Bari, benvenuti nel mercato dimenticato: al Guadagni di Sant’Antonio lavorano solo 20 bancarelle su 110

 
Rosanna Volpe

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Rosanna Volpe

Bari, benvenuti nel mercato dimenticato: lavorano solo 20 bancarelle su 110

«Eppure potrebbe essere un luogo simbolo per i cittadini e un'attrazione per i turisti»

Martedì 28 Ottobre 2025, 13:06

16:08

Un quadro di Gesù Cristo in croce e una carrellata di santi a fargli da cornice, compresa la Madonna. In un corridoio stretto e fatiscente c’è il santuario del mercato coperto Guadagni di Sant’Antonio in piazza Balenzano (ma si accede anche da piazza Sant’Antonio e via Dieta da Bari). Qui, l’ultimo barlume di speranza è la fede. Ma a volte non basta neanche quella. Le saracinesche sono quasi tutte giù: su centodieci bancarelle, ne restano appena venti, ma solo perché c’è chi ha affittato due stalli per poter svolgere la propria attività. Gli spazi sono angusti, pochi i metri quadri per conservare ed esporre la merce. Ma gli ambulanti ce la mettono tutta.

«Sono qui da tredici anni – racconta Grazia Levante – si guardi intorno e mi dica se è giusto lavorare in queste condizioni». Indica il corridoio con i bidoni dell’immondizia: sono vuoti ma incrostati di sporco. C’è cattivo odore. In alto sono state montate, alle meno peggio, reti per evitate il passaggio di topi e scarafaggi. «Noi restiamo qui solo perché siamo legati a questo posto. È la nostra vita. Ma andiamo avanti con grande difficoltà. I clienti sono pochi».

In molti, infatti, hanno deciso di andare via. «La situazione è molto critica», tuona un commerciante. «Gli incassi sono calati del 50%». È Primo Genchi, quello che più di tutti conosce la storia di questo mercato. I suoi fiori sono l’unica macchia di colore tra corridoi spenti e bui. «Venticinque anni fa ha messo piede qui per la prima volta. Stavo dando una mano a mio padre per sistemare la serranda del suo box. Ho conosciuto mia moglie e sono qui da allora». Arrivano alla spicciolata i primi clienti. La sensazione è che siano sempre gli stessi. Si chiamano per nome, si scambiano battute. «Signora mia oggi che ti do?». «Che me lo chiedi a fare? Tanto decidi tutto tu».

«Sa qual è la rabbia? Questo potrebbe essere un luogo simbolo per il centro cittadini e un’attrazione per i turisti. Qui intorno ci sono tanti bed and breakfast. Alle volte vediamo passare gruppi di francesi, americani, inglesi. Si guardano intorno e sembrano quasi spaventati. Questo è l’emblema dell’abbandono e del degrado. Negli anni abbiamo perso tanti esercenti, siamo rimasti in pochi a combattere. E contro la guerra ci si attrezza: e così le casse della frutta vuote sono sistemate sui tombini intasati e pericolanti per evitare che qualcuno cada. C’è chi spazza e chi prova a rendere il posto più bello. E ci sono i sorrisi. Nel mercato di Sant’Antonio la speranza non è persa. «Noi chiediamo box più grande – aggiunge il fioraio - le luci e una pulizia straordinaria. Ci hanno assicurato che ci sono dei fondi a disposizione per questo mercato. Intanto però serve tenerlo vivo».

Lo scorso anno l’amministrazione comunale è intervenuta con lavori di manutenzione: ha sostituito le lampade spente da settimane. Ha effettuato anche le operazioni di pulizia straordinaria, per eliminare da una zona in particolare il guano sedimentato dei colombi. Ma non basta: i box chiusi - tra ruggine e sporcizia - diventano anche il deposito dei mobili abbandonati. Il restyling è chiesto a gran voce dagli operatori, ma i tempi non saranno brevi. I lavori sono stati inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche. Tra i primi da eseguire, almeno sulla carta, c’è proprio quello del mercato di Sant’Antonio, nella speranza che possa al più presto diventare una bella cartolina per Bari.

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