BARI - Con la costituzione di parte civile di una compagnia assicurativa e le prime richieste di riti alternativi è iniziata l’udienza preliminare nei confronti di 48 presunti affiliati dei clan Parisi e Strisciuglio protagonisti, secondo la Dda di Bari, di una faida per il controllo dello spaccio in provincia. Nell’inchiesta, coordinata dalla pm Silvia Curione, sono contestati a vario titolo i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga anche con l’aggravante della cessione a minorenni, ricettazione e detenzione illegale di armi clandestine, violazione della sorveglianza speciale, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, favoreggiamento personale, ricettazione, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati, falsità ideologica, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, estorsione e incendio aggravati dal metodo mafioso.
La guerra tra i due gruppi mafiosi capeggiati da Michele Parisi «Gelatina», fratello 58enne del boss di Japigia Savinuccio, e da Davide Monti, 34enne, referente di spicco del clan Strisciuglio, si sarebbe consumata tra il 2018 e il 2022 per accaparrarsi la piazza di Turi. Gli investigatori hanno ricostruito una rete complessiva di una cinquantina di spacciatori. Gli ordini sulle forniture di droga, sulle punizioni ai cattivi pagatori e sulle ritorsioni verso i rivali, hanno accertato le indagini, arrivavano tramite chat direttamente dal carcere o dall’abitazione dove il capo clan era agli arresti domiciliari. I reati, riassunti in 144 capi di imputazione, sono stati accertati mediante intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, eseguite anche nella sala colloqui del carcere, servizi di videosorveglianza e monitoraggio delle posizioni con gps, perquisizioni e sequestri.
A capo di uno dei due gruppi c’era Michele Parisi, agli arresti domiciliari per motivi di salute e la cui posizione è stata stralciata (udienza fissata il 9 luglio). I suoi presunti sodali, hanno accertato le verifiche dei carabinieri, nascondevano la droga nelle intercapedini dei box seminterrati e nei muretti a secco. Monti, invece, che ha già formalizzato la richiesta di abbreviato, avrebbe coordinato tramite videochiamate dal carcere lo spaccio a Turi con la collaborazione del gestore di un b&b a Conversano ritenuto una «centrale blindatissima», il quartier generale del gruppo usato come snodo dei rifornimenti e della distribuzione delle sostanze stupefacenti. Gli spacciatori seguivano turni, anche durante le festività, e usavano schede telefoniche intestate a prestanome, social e chat per evitare le intercettazioni. Quasi tutti hanno chiesto l’abbreviato. Si tornerà in aula il 23 giugno.