BARI - L’aeroporto di Bari è ormai il decimo scalo d’Italia per traffico passeggeri, anche grazie alla crescita dei voli low cost che portano turisti in tutte le stagioni. E se a Brindisi ci sono problemi di parcheggi, a Bari - a dispetto dei tanti investimenti degli ultimi vent’anni - arrivare nel centro della città per chi scende a Palese continua a essere un problema, per un mix di criticità infrastrutturali ben note (e mai risolte) e anche per mancanza di visione strategica.
La linea ferroviaria Aeroporto-Stazione, gestita da Ferrotramviaria, è infatti satura per via del binario unico di ingresso in stazione: la necessità di garantire la separazione tra i convogli in entrata e uscita limita la capacità. Ma gli orari non sono armonizzati con le «ondate» di arrivi e partenze dell’aeroporto. Un esempio: nell’orario clou (il pomeriggio tra le 18 e le 20) c’è un buco nelle corse della metro tra le 18,48 e le 19,40 dovuto alla necessità di garantire le corse sull’altra linea. Stesso discorso la mattina per chi deve andare in aeroporto da centro: tre treni in 20 minuti (7,53, 7,58 e 8,03) e poi più nulla fino alle 8,56.
Per fortuna, però, esiste un collegamento con bus diretto gestito dalla Tempesta Autoservizi, che può dunque avere una maggiore flessibilità di programmazione. Quindi uno dice: il bus sarà complementare al treno, per cui il passeggero in arrivo in aeroporto trova sempre un mezzo alternativo rapido per andare in città.
E invece no. Sembrerebbe quasi che si siano messi d’accordo, treno e bus, per non farsi concorrenza. Queste sono le partenze pomeridiane del treno direzione Bari: 16,15, 16,58, 17,52, 18,03, 18,46, 19,40, 19,50, 20,28. Queste sono le partenze del bus, stessa direzione: 16,40, 17,30, 18,40, 19,45, 20,45.
Basterebbe insomma sfalsare di 20 minuti le ultime tre corse del bus per evitare ai passeggeri in arrivo attese che possono arrivare fino a 40 minuti, spesso molto di più perché il turista non conosce la distanza tra l’uscita dell’aeroporto e il binario della metro. Quindi l’alternativa all’attesa (a volte più lunga della durata dello stesso volo) è il taxi, a costi evidentemente molto maggiori.
Il problema è generale e ha a che fare con la scarsa capacità programmatoria della Regione in materia di trasporti. I gestori dei servizi sono infatti stati abituati a comandare, a non rendere conto a nessuno (provate a chiedere i dati sui passeggeri: la Regione non ce li ha, quando invece dovrebbero essere consegnati per contratto) e dunque ad autoregolarsi. I risultati sono appunto questi.