Sabato 06 Settembre 2025 | 18:38

Superbonus, la maxitruffa da 17 milioni dei fratelli De Scala: nessuno si è accorto che gli edifici non esistevano

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Superbonus, la maxitruffa da 17 milioni dei fratelli De Scala: nessuno si è accorto che gli edifici non esistevano

Da oggi a Bari gli interrogatori per gli 8 arrestati. Nel 2021 hanno monetizzato crediti fiscali falsi: il sistema informatico non faceva nessun controllo

Giovedì 30 Gennaio 2025, 06:00

16:41

Nel 2021 il sistema informatico in cui andavano inserite le richieste per l’accesso ai bonus edilizi non effettuava alcun tipo di controllo, nemmeno sull’esistenza (o meno) dell’immobile su cui sarebbero stati eseguiti i lavori. È l’incredibile scoperta che ha fatto la Procura di Bari nell’ambito dell’inchiesta sulla maxitruffa messa su dalla famiglia De Scala, ex ladri di appartamento che in quattro mesi - da maggio a novembre 2021 - sono riusciti ad accumulare 17 milioni di crediti fiscali, ottenendo (tramite Poste) denaro per oltre 13 milioni.

Oggi davanti al gip Antonella Cafagna cominceranno gli interrogatori di garanzia degli otto arrestati a partire da Giuseppe De Scala, 47 anni, di Bari, ritenuto la mente della truffa e per questo finito in carcere, mentre i genitori e il fratello Michele, 48 anni, insieme ad altre tre persone (ritenute loro prestanome) e al commercialista barese Alessandro Vigilante, 46 anni, sono finiti ai domiciliari. Rispondono di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali, occultamento di scritture contabili, truffa aggravata allo Stato, riciclaggio e autoriciclaggio, indebito utilizzo e falsificazione di carte di pagamento.

L’inchiesta condotta da Carabinieri e Finanza coordinati dal procuratore Roberto Rossi e dal pm Giovanni Calamita ha accertato che il meccanismo messo su da Giuseppe De Scala, nella sua rozzezza, era semplicissimo: alcune società emettevano fatture per lavori mai fatti, e una quarantina di persone (in cambio di una percentuale) presentavano le richieste di crediti fiscali consegnando al gruppo le proprie credenziali Spid per l’accesso alla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate. De Scala, che secondo gli investigatori si sarebbe appropriato di «molti» milioni di euro, al telefono si vantava del sistema messo su: «Senza offendere, io tengo un meccanismo che mi devono fare il b... a me, senza offendere eh».

A luglio 2021 sul conto postale intestato a una delle sue società, la Fd Service, erano stati accreditati 815mila euro provenienti dalla cessione dei crediti di imposta. Quando la Procura ha chiesto la verifica nel dettaglio, è emerso che quella società a giugno 2021 aveva presentato cinque richieste per ecobonus, sismabonus, bonus facciate e bonus ristrutturazione indicando identificativi catastali di immobili inesistenti. Stesso giochino qualche mese dopo con la Megaservice, che ad agosto 2021 ha ceduto a Poste un bonus facciate da mezzo milione su un altro immobile sempre inesistente e a settembre ha ottenuto il pagamento di 415mila euro. Soldi prontamente fatti sparire attraverso bonifici su carte prepagate (ai fratelli De Scala ne sono state trovate 94), quindi prelevati in contanti e riciclati anche con l’acquisto di beni di lusso.

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