BARI - È arrivato a Bari con una laurea in Fitofarmacia e una grande voglia di costruirsi un futuro. Ha creato un farmaco per le piante di kiwi, è diventato socio di una ditta per la produzione di fitofarmaci che alla fine lo ha relegato al ruolo di magazziniere.
Abdelouahed Taderehale, 53 anni, è nato a Taroudant, detta la piccola Marrakech con mura merlate. Lascia la sua gente, la moglie e la figlia per raggiungere la Puglia alla ricerca di un lavoro. Dopo tanto peregrinare trova una sistemazione ad Andria. Forte dei suoi studi, appassionato di ricerca mette a punto la formula per la produzione di una linea di prodotti che stimolano l'autodifesa naturale e arricchiscono i principi attivi nel terreno e nella pianta, in particolare quelle del kiwi al fine di preservarla. Il mercato risponde bene e allora Abdelouahed chiede al datore di lavoro una percentuale sui guadagni e di avviare la procedura per la presentazione di una domanda di brevetto.
Un avvocato «amico» intuisce le potenzialità commerciali della sostanza si fa avanti e gli propone di creare una società che nasce un paio di mesi dopo. Ci sono Abdelouahed, il figlio dell'avvocato che ha proposto la società (che rimane sullo sfondo) e una terza persona. Al dottore in Fitofarmacia viene assegnato, con comodato gratuito un appartamentino all'interno della azienda adiacente all'area dove dove si producono i fertilizzanti a Corato e riconosciuto un prestito (più di 10mila euro), a titolo di quota sociale pari al 30%, che lo aiuterà a pagare le spese mediche per la moglie e la figlia rimaste in Marocco. L'impegno è quello di restituire la somma mediante lo scorporo di una parte dell'utile societario. Il nome di Abdelouahed Taderehale viene inserito anche nella richiesta di un finanziamenti europeo. Tutto va bene e i soldi arrivano. La produzione, agli occhi del dottore marocchino, sembra andare a gonfie vele ma invece gli viene detto che c'è crisi. Gli stipendi arrivano con il contagocce.
Il commercialista della società lo invita a sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato da magazziniere. Da tecnico responsabile della ricerca si ritrova sul gradino più basso (anche nei guadagni) della gerarchia aziendale. Terrorizzato dalla prospettiva di rimanere senza lavoro, firma. Non gli servirà ad evitare il licenziamento che arriva inesorabile. Perso tutto decide di rivolgersi alla Procura della Repubblica. Il Tribunale del lavoro con sentenza ha obbligato la sua ex società a pagare le ultime mensilità e Tfr (12mila euro). La società ha impugnato il provvedimento. La querelle va avanti mentre il migrante dottore continua a fare i salti mortali per mantenere se stesso e la famiglia.