BARI - Quando in pieno agosto è stato sottoposto al procedimento disciplinare che ne ha sancito il licenziamento, Vicenzo Coviello si è giustificato spiegando di essere «un maniaco del controllo». Non uno 007, dunque, né la pedina di un gioco più grande in cui qualcuno è interessato a conoscere i segreti dei vertici del governo. Ma questo signore di Bitonto, 52 anni, dopo aver perso il lavoro in Intesa Sanpaolo dovrà ora rispondere anche di accesso abusivo ai sistemi informatici della banca, per aver cercato, e in alcuni casi «spiato», i conti correnti di 3.572 persone tra cui le sorelle Giorgia e Arianna Meloni, l’ex della premier Andrea Giambruno, i ministri Crosetto, Fitto e Santanché, parecchi vip (compreso il calciatore Francesco Totti) e anche diversi esponenti del centrosinistra. Un’ipotesi che potrebbe costare cara anche all’istituto bancario.
Intesa Sanpaolo è infatti indagata, al pari di Coviello, in base alla legge 231 sulla responsabilità degli enti per l’identica ipotesi di reato relativa all’accesso abusivo ai sistemi informatici. Ieri i carabinieri hanno perquisito l’abitazione e lo studio professionale dell’uomo (a cui sono stati sequestrati cellulare e dispositivi informatici), oltre che alcune sedi dell’istituto bancario dove hanno effettuato copia del contenuto di computer e server. Alla ricerca di tracce che possano spiegare dove siano finiti i dati acquisiti illegalmente. L'uomo riposnde anche di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, per aver cercato dati finanziari relativi a rappresentanti quotidiani: in questo senso la Procura di Bari cerca eventuali complici, per capire se Coviello abbia agito su mandato di qualcuno. Ma al momento non ci sono riscontri. Mentre fonti vicine a Banca Intesa fanno sapere di non avere alcuna evidenza del coinvolgimento dell’istituto di credito.
«Il nostro dossieraggio quotidiano», ha twittato ieri la premier riferendosi al caso di Perugia dove un finanziere, Pasquale Striano, avrebbe costruito dossier attraverso l’analisi delle «segnalazioni per operazioni sospette» dell’Ufficio informazione finanziaria di Bankitalia e gli archivi riservati in uso al Corpo. Ma nell’indagine di Bari, rivelata ieri dal quotidiano «Domani» (curioso: quello in cui lavorano tre giornalisti coinvolti nel caso Striano), l’aspetto relativo ai dossier finora non è emerso. Restano però molti dubbi.
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