BARI - Nelle incertezze di queste ore una prima data ufficiale finalmente c’è: il battesimo del nuovo Consiglio comunale. In una data, se vogliamo, irrituale considerato il piano ferie di molti tra eletti e dipendenti comunali. Suonerà mercoledì 21 agosto alle 9 e 30 la prima campanella della consiliatura di Bari 2024-2029.
Di buon mattino i 36 neo consiglieri comunali, proclamati meno di quattro giorni fa, dovranno presentarsi nell’Aula Dalfino per i primi adempimenti istituzionali. La convalida degli eletti e il giuramento del sindaco Vito Leccese. Ed è stato proprio lui, a norma di legge, a firmare la convocazione della prima seduta che sarà presieduta temporaneamente da Elisabetta Vaccarella in qualità di consigliere più anziano. Non per un fatto puramente anagrafico – in Aula ci sono ben più noti dinosauri – ma secondo la norma: si tratta del consigliere più votato della lista più votata. In questo caso, ma è già successo anche cinque anni fa, la consigliera Vaccarella si ritroverà a dirigere nuovamente i lavori dell’aula essendo stata la più suffragata del Pd, il partito che ha fatto incetta di voti e di preferenze.
Ma il vero piatto forte sarà il primo tema politico che si intreccia ai destini della giunta: per il 21 agosto il centrosinistra dovrebbe presentarsi in Aula con un nome condiviso per la scelta del presidente del Consiglio. L’ordine del giorno ne prevede infatti l’elezione e a seguire quella del vice presidente d’Aula, seconda carica che spetta alle opposizioni. E non è detto che basti solo una seduta. Il tutto dipenderà dalla presenza o meno di accordi politici nei due schieramenti.
Lo statuto prevede alla prima chiama l’elezione del presidente, con votazione segreta a maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati. In pratica serviranno 24 voti. Ma nel caso di esito negativo, si procede con altre due votazioni, da effettuarsi nelle due successive distinte sedute, da tenersi a distanza di non più di dieci giorni l’una dall’altra. Se poi alla terza votazione, da svolgersi comunque entro trenta giorni dalla prima, nessun candidato ottiene la maggioranza qualificata dei due terzi si procede subito al ballottaggio fra i due candidati più suffragati nel terzo scrutinio.
Insomma, non è detto, come insegnano le cronache di palazzo, che tutto fili lisci come l’olio.
Tra i papabili candidati alla presidenza, dopo il garbato «no grazie» di Michele Laforgia, ci potrebbe essere il veterano d’Aula Marco Bronzini, espressione dell’ala del deputato Marco Lacarra, che ha eletto cinque consiglieri e che chiede un giusto riconoscimento politico. Eleggere Bronzini significherebbe che il Pd ha accettato la formula del «4+1», ovvero quattro assessorati e la presidenza del Consiglio.
Ma nelle ultime ore si guarda anche al profilo di donna, e sarebbe la prima volta nella storia comunale, per lo scranno più alto dell’Aula. Resta quindi in piedi l’altra ipotesi dem e lacarriana Elisabetta Vaccarella ma tra i laforgiani prende quota anche quella di Francesca Bottalico, assessora per dieci anni al Welfare nelle giunte di Antonio Decaro e quasi certamente esclusa dalla giunta Leccese. La Giusta Causa potrebbe infatti avanzare questo nome dopo il passo indietro di Laforgia su una carica di prestigio peraltro offertagli dopo il primo turno delle Comunali dallo stesso Leccese.
E la data del il 21 agosto significa che il sindaco avrà di sicuro varato la sua prima, e tormentata, giunta. Esecutivo che potrebbe vedere la luce tra venerdì e lunedì per poi consentire agli uffici di inserire altri punti all’ordine del giorno del primo Consiglio: ovvero gli ingressi dei primi dei non eletti al posto dei neo assessori (se eletti consiglieri sono obbligati a dimettersi per accettare l’incarico in giunta).
E qui si aprirebbe un ripescaggio per almeno dieci primi dei non eletti se Leccese dovesse mantenere fede all’impegno annunciato di una giunta prettamente politica e modellata dalla lista dei 36 consiglieri eletti.
E intanto il ponte di Ferragosto potrebbe schiarire le idee al neo sindaco alle prese con lo schema della sua squadra. Nelle ultime ore hanno alzato il tiro i decariani. Sostenuti dal consigliere regionale Francesco Paolicelli, stanno insistendo per un assessore di loro riferimento, uno tra l’ex presidente del Municipio I, Lorenzo Leonetti, e la ex consigliera del Municipio II, Giovanna Salemmi. Ma si fanno sentire anche altri alleati, in primis i civici, che non gradiscono l’ipotesi di una riconferma per Ines Pierucci.
«L’aver ricucito con Laforgia – è il loro ragionamento – esclude un ulteriore allargamento verso la sinistra-sinistra di Bonelli e Fratoianni».
Intanto, nelle ultime ore è arrivata la conferma da parte di Leccese del direttore generale Davide Pellegrino, l’uomo macchina dei dieci anni di Antonio Decaro. Altra conferma, ma politica, per Fabio Romito. Il candidato sindaco di centrodestra, sconfitto al ballottaggio, annuncia di restare anche consigliere comunale. «Per la terza volta – annuncia - sarò a titolo gratuito in Consiglio Comunale (quindi non percepirà gettoni, ndr), dove avrò l’onore di coordinare il lavoro di un gruppo di consigliere e consiglieri di grande valore e competenza».
In realtà Romito non annuncia nulla di nuovo: è la legge che vieta di cumulare le indennità elettive, e lui è anche consigliere regionale della Lega. E in caso di doppio incarico i politici optano sempre, non a caso, per l’indennità più alta.