BARI - Un milione e mezzo di euro per aver causato alla comunità pugliese «un pregiudizio di sconfinate proporzioni» e «un danno ciclopico alla reputazione di Bari e della Puglia». A tanto ammonta la richiesta di risarcimento nella costituzione di parte civile che la Regione ha depositato ieri in occasione della prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’inchiesta «Codice Interno».
Quindici in tutto gli imputati che hanno scelto il rito ordinario, 108 quelli in abbreviato. Fra coloro che hanno optato per il dibattimento spiccano i nomi dell’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e di suo padre, l’oncologo Vito, in passato primario dell’istituto Tumori, entrambi ai domiciliari con l’accusa di voto di scambio politico mafioso. Si tratta del medesimo reato che viene contestata al marito della Lorusso, l’avvocato Giacomo Olivieri, in carcere dal 26 febbraio scorso per aver procacciato voti per la moglie in occasioni delle elezioni comunali di Bari del giugno 2019.
Il professionista è fra coloro che hanno optato per il rito abbreviato, che sarà celebrato dal gup Giuseppe De Salvatore: la data però non è stata ancora fissata. Olivieri, nel corso di un interrogatorio innanzi al procuratore capo Roberto Rossi, ha ammesso di aver stretto accordi per procacciare voti a Mary Lorusso ma ha negato con forza di essere consapevole che i propri interlocutori fossero in qualche modo personaggi contigui lla criminalità organizzata. Attualmente è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Lanciano.
Una falsa partenza, però, quella di ieri. Un membro del collegio della seconda sezione penale (presidente Domenico Mascolo, a latere Giacomo De Raho e Mario Mastromatteo) ha scelto infatti di astenersi, di conseguenza il processo è stato rinviato al prossimo 16 luglio innanzi ad altri giudici.
Sono state avanzate, però, le richieste di costituzione di parte civile. Oltre quella della Regione Puglia (avvocato Enrico Dellino), c’è stata quella del comune di Bari (avvocato Tommaso Pontassuglia) comune di Altamura, i ministeri dell’Interno, dell’Economia e della Giustizia (avvocato Guido Operamolla), l’Amtab (avvocato Andrea Moreno) – azienda municipalizzata attualmente sottoposta ad amministrazione giudiziaria - la Figc nella persona del presidente Gabriele Gravina (avvocato Gaetano Martini), e Amgas. La pubblica accusa era rappresentata dai sostituti procuratori Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino.
Presenti in aula anche l’ex sindaco Antonio Decaro e il governatore Michele Emiliano.
«Credo che essere presente come parte civile contro chi ha infangato la nostra città sia un dovere da parte di un primo cittadino – ha dichiarato Decaro – venire qui come ultimo atto con la fascia tricolore ha una valenza simbolica per la nostra città». «Ho deciso di venire di persona a costituirmi parte civile perché questo processo ha una particolare importanza, per l’eco mediatica che ha avuto in questi mesi – ha detto Emiliano – come sempre la Regione si è costituita in dibattimento contro la criminalità. La puntualità con cui comune e Regione si costituiscono da anni è un segno della determinazione con cui tutte le istituzioni locali sostengono il contrasto alle organizzazioni criminali».
«La lesione degli scopi istituzionali dell’ente – si legge nell’atto di costituzione della Regione – è stata concreta e diretta in quanto la percezione di mafiosità allontana gli investitori, le imprese e i turisti, consegnandone un’immagine funestata e fragile che ha generato profonda amarezza e turbamento nella comunità pugliese».
«La costituzione di parte civile del Comune di Bari nell’inchiesta ‘Codice interno’ è un segnale chiaro di come l’amministrazione abbia sempre contrastato senza esitazioni l’attività delle organizzazioni criminali – fa sapere il neo sindaco Vito Leccese - La presenza in aula di Antonio Decaro non è solo la testimonianza simbolica di questo impegno ma assume un valore sostanziale. Proseguiremo lungo questo percorso, lavorando sempre dalla parte della giustizia e della legalità. Anzi, è mia intenzione chiedere al nuovo consiglio comunale la costituzione di una commissione speciale che si occupi di antimafia e di lotta non repressiva alla criminalità organizzata».
















