BARI - Hanno confessato 43 rapine commesse a Bari e provincia tra il 2012 e il 2017. Colpi messi a segno in banche, gioiellerie, attività commerciali e cittadini in strada per i quali in sei ora rischiano condanne fino a sei anni e nove mesi di reclusione (per altri due la Procura ha chiesto l’assoluzione)
A rivelare le 43 rapine sono stati, anni dopo, due collaboratori di giustizia, Antonio De Manna di 51 anni e Nicola De Santis di 43 anni. Quest’ultimo, ex autista Amtab, è tra i principali informatori dell’inchiesta che ha rivelato infiltrazioni del clan Parisi in imprese e politica. Per loro il pm della Dda Fabio Buquicchio ha chiesto rispettivamente 6 anni e 9 mesi e 5 anni e 9 mesi di reclusione per una ventina di rapine ciascuno. Alla sbarra altri sette presunti sodali: Domenico Cantalice, 51 anni (chiesti 6 anni), Antonia Lacriola, 45 anni (assoluzione), Gennaro Lepenne, 62 anni (rinvio a giudizio), Gaetano Lorusso, 56 anni (5 anni), Cosimo Magellano, 59 anni (5 anni), Antonio Francesco Menga, 36 anni (2 anni e 6 mesi), Pasquale Morolla, 38 anni (assoluzione).
Il primo colpo di cui De Manna si è autoaccusato risale all’8 aprile 2012 (con Cantalice e Lorusso): 18mila euro rubati in un’agenzia viaggi nel porto di Bari con aggressione al titolare. La sera del 7 gennaio 2013, poi, a San Girolamo, per impossessarsi di un anello con diamante da quattro carati e mezzo del valore di 70mila euro (rivenduto poi a un ignoto ricettatore di Napoli per 17mila euro), De Santis con altri due complici, avrebbe sfilato con violenza il gioiello dal dito di una donna provocandole la frattura di una falange. «Ci appostammo, dovevano togliere l’anello - ha raccontato - invece la massacrarono di botte, la mandarono in ospedale alla signora, però alla fine gli hanno tolto l’anello». Uno le avrebbe bloccato la testa, colpendola ripetutamente con pugni sul volto, mentre l’altro cercava di impossessarsi del prezioso anello e, dopo averla presa per i capelli, le sbatteva il capo ripetutamente e con violenza sulla carrozzeria della vettura per poi fratturarle il dito.
Qualche mese dopo, il 21 aprile 2013, a Santo Spirito, con altri complici De Santis avrebbero aggredito una guardia giurata per impossessarsi degli incassi (circa 17mila euro) ritirati da alcuni negozi del centro, rubando anche la pistola di ordinanza, la giacca dell’uniforma e l’Iphone. Il «pentito» ha raccontato di aver fatto quasi una rapina al mese: il 31 maggio 2013 in una pescheria a Grumo (bottino 1.500 euro), il 13 giugno in un’azienda di Modugno (incasso 940 euro), il 13 luglio in un’agenzia marittima all’interno del porto di Bari (bottino 52mila euro e altri 2mila euro di valuta straniera). «Avevamo una canna da pesca, - il racconto - che noi ci mettemmo all’interno del canaletto, diciamo proprio di fronte alle porte della biglietteria facendo finta di pescare, con cappelli sempre, e lasciammo il borsone con armi». Poi sarebbero entrati in azione, tutti indossando passamontagna. «Al ragazzo lo misi veloce a terra io, dissi: “Non ti muovere, se vi muovete vi spariamo” e dissi: “Dove stanno i soldi?”, lui si girò e li andò a prendere». L’elenco delle rapine messe a segno prosegue con il racconto del colpo in un centro scommesse di via Calefati (20 ottobre, (bottino oltre 12mila euro). Una settimana dopo, il 27 ottobre, rapina da 6mila euro in un altro centro scommesse della città. Il 2 novembre la banda si sposta a Sannicandro e rapina una gioielleria, portando via ori per 20mila euro. Il 30 novembre è la volta di una tabaccheria a San Girolamo: bottino 10mila euro e titolare colpito alla testa con il calcio di una pistola. Nel lungo curriculum di colpi ci sono un supermercato a Sammichele (25 gennaio 2014, bottino 13mila euro), una gioielleria in centro a Bari (3 febbraio, ori rubati per 450mila euro). «Abbiamo svaligiato quasi due chili di oro, orologi, perle» ha raccontato il «pentito». Sotto la minaccia di una pistola, fecero inginocchiare e distendere sul pavimento tutte le persone presenti nella gioielleria, mentre uno dei complici provvedeva a fare razzia di preziosi, riponendoli in un borsone. La refurtiva sarebbe stata poi rivenduta a un ricettatore di Molfetta per 48mila euro. Il 7 marzo è la volta di un’altra gioielleria, a Loseto. Il 25 marzo i rapinano una sala giochi in via Amendola (25mila euro di bottino) e tre giorni dopo un supermercato a Sammichele (portato via l’intero incasso di 9mila euro). Il 23 aprile a essere presa di mira è un’altra gioielleria a Picone, mentre il 12 maggio (De Santis in concorso con Menga) tocca a una sala giochi a Poggiofranco, dove si impossessano del montepremi di un torneo di poker texano oltre a contanti e gioielli dei giocatori presenti, una cinquantina di persone, per complessivi 50mila euro. Alla vigilia di Capodanno viene rapinata la sala bingo di via Omodeo (15mila euro). Il 6 aprile 2015 il colpo è in una pizzeria di Mungivacca (12mila euro). Il 17 luglio (De Santis con Cantalice e De Manna) rapinano un centro analisi in viale Unità d’Italia. A marzo 2016 da una gioielleria di Sannicandro portano via 19 orologi, da una di Valenzano un chilo e mezzo di oro; il 4 agosto l’incasso di una frutteria: 4.300 euro. Il 2017 è l’anno degli uffici postali di San Pasquale, in un caso grazie alla soffiata di un commerciante.