Sabato 06 Settembre 2025 | 12:48

Bari, lite tra i rampolli delle famiglie mafiose è tra i moventi della sparatoria di Japigia

 
isabella maselli

Reporter:

isabella maselli

Bari, lite tra i rampolli delle famiglie mafiose è tra i moventi della sparatoria di Japigia

Non si tratterebbe di una faida tra clan, ma di attriti tra i giovanissimi rampolli di alcune delle famiglie criminali della città

Giovedì 18 Aprile 2024, 15:08

BARI - Non si tratterebbe di una faida tra clan, ma di attriti tra i giovanissimi rampolli di alcune delle famiglie criminali della città che con la gestione dei traffici illeciti avrebbero poco a che fare. È questa l’ipotesi degli investigatori che indagano sulla sparatoria avvenuta all’alba di martedì in via Guglielmo Appulo, nel quartiere Japigia.

Due auto, otto persone coinvolte, un ferito, cinque finiti in manette. Da un lato la Fiat Panda con a bordo il commando di fuoco: alla guida il 23enne Giuseppe Potente, passeggeri i 19enni Alessandro De Serio e Michele Coppi e un 16enne, figlio di un noto boss del clan Strisciuglio. Con loro c’era anche un altro 16enne, bloccato mentre tentava la fuga con l’arma appena usata per l’agguato. Tutti sono finiti in carcere (i due minorenni all’istituto Fornelli) con le accuse di tentato omicidio in concorso e detenzione e porto abusivo di arma clandestina.

Dall’altro lato, bersaglio dei sicari, una Alfa Romeo Mito guidata da un 20enne e con a bordo due coetanei. Ciò che caratterizza i due gruppi che due mattine fa si sono fronteggiati è la provenienza, geografica e sociale: quasi tutti imparentati con pregiudicati di diversi clan mafiosi della città. I primi dei quartieri Libertà e San Paolo, sotto il controllo degli Strisciuglio, le vittime a Japigia, luogo dell’agguato e feudo dei Parisi-Palermiti.

La sparatoria risale alle ore 4 del 16 aprile. Quando i carabinieri sono arrivati sul luogo del delitto le due macchine era ancora lì. Quella crivellata di colpi, con la portiera aperta e diversi fori sul parabrezza e all’altezza di un faro. La persona rimasta ferita è il conducente, 20enne rampollo della famiglia malavitosa dei Lafirenze, legata ai clan storici dei Parisi e dei Palermiti, colpito al collo da una delle schegge del parabrezza. Soccorso e trasportato al Policlinico da alcuni famigliari (l’agguato è avvenuto sotto casa), i medici lo hanno medicato e dimesso poco dopo. Gli è andata bene, perché chi ha premuto il grilletto lo ha fatto puntando l’arma verso il parabrezza, mirando al torace e alla testa. Le successive indagini hanno consentito di appurare che oltre il 20enne che guidava la macchina, a bordo del mezzo c’erano due amici coetanei, rimasti illesi.

A poca distanza dall’auto, i Carabinieri hanno poi notato un’altra vettura che, alla loro vista, avrebbe tentato di allontanarsi, prima di essere bloccata da altri equipaggi del Nucleo Radiomobile nel frattempo intervenuti in ausilio. A bordo c’erano quattro dei cinque presunti autori del tentato omicidio (Potente, De Serio, Coppa e il figlio minorenne del boss), mentre il quinto, ancora in possesso della presunta arma utilizzata, è stato bloccato mentre tentata di scavalcare un muretto di cinta di una vicina proprietà privata. La pistola, una calibro 9 Bruni modello 84, priva di matricola e ancora con il caricatore inserito, è stata sequestrata e sarà sottoposta ad accertamenti balistiche per verificare che si tratti proprio dell’arma dell’agguato (magari usata anche in precedenti sparatorie).

I cinque, arrestati in flagranza, nei prossimi giorni compariranno davanti ai giudici per la convalida della misura e, se lo vorranno, potranno spiegare come sono andate le cose. Le indagini sono coordinate dalle Procura ordinaria (con la pm Luisiana Di Vittorio) e minorile (pm Rosario Plotino). La sparatoria di due giorni fa potrebbe essere l’epilogo di una scia di violenza che ha visto nelle ultime settimane diversi episodi, forse collegati tra loro: dal ferimento di due giovani a Carbonara la notte del 29 marzo, alla sparatoria in piazza a Sannicandro, a un violento litigio in discoteca fino all’omicidio di Lello Capriati (nipote dello storico capo clan Tonino di Bari Vecchia) avvenuto la sera del lunedì di Pasqua nel quartiere Torre a Mare, su cui indaga la Squadra Mobile coordinata dalla Dda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)