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Laforgia rinuncia a difendere Pisicchio: «Su di me polemiche strumentali, non sapevo nulla dell'imminente arresto»

 
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Laforgia rinuncia a difendere Pisicchio: «Su di me polemiche strumentali, non sapevo nulla dell'imminente arresto»

«Allo scopo di evitare, anche a tutela dell’indagato, qualsiasi ulteriore speculazione sulla presunta – e inesistente – interferenza fra la mia attività professionale e il mio impegno civile e politico»

Giovedì 11 Aprile 2024, 16:10

16:20

BARI - L'avvocato Michele Laforgia rinuncia al mandato difensivo di Alfonso Pisicchio. Lo ha fatto “allo scopo di evitare, anche a tutela dell’indagato, qualsiasi ulteriore speculazione sulla presunta – e inesistente – interferenza fra la mia attività professionale e il mio impegno civile e politico”.

Il penalista, che è anche candidato “in pausa” alle comunali 2024, risponde così alle polemiche sulle dimissioni di Pisicchio intervenute poche ore prima dell'arresto: “Ovviamente – dice la nota -, non sapevo e non potevo sapere nulla dell’ordinanza custodiale applicata anche nei confronti di Alfonso Pisicchio, dal quale ero stato nominato difensore a seguito di una perquisizione eseguita nel lontano luglio 2020. Com’è noto, la legge non consente ai difensori di accedere a notizie coperte dal segreto istruttorio e men che meno di venire a conoscenza, in anticipo, della adozione e della imminente esecuzione di una misura cautelare. Quello che sapevo, e che era noto a tutti, compresi naturalmente gli indagati, gli organi istituzionali e l’opinione pubblica, è che potevano esservi nuovi arresti. avendone riferito – in modo più o meno dettagliato – gli organi di informazione, e che vi era da quasi quattro anni un procedimento pendente per gravi reati a carico di Pisicchio e altre persone”.

“Colgo l’occasione – conclude la nota - per ribadire che il diritto di difesa è garantito dalla Costituzione e non può essere confuso con la connivenza con il delitto e con chi delinque. Nella mia lunga vita professionale ho difeso indagati e imputati, presunti innocenti sino a sentenza definitiva, non i reati dei quali erano accusati e che possono essere loro attribuiti solo al termine di un regolare processo. Proprio per questo, l’impegno civile e politico non è e non può essere ritenuto in contrasto con l’esercizio della professione di avvocato, che è espressione del principio di legalità: chi sostiene o insinua il contrario ignora le regole fondamentali dello Stato di diritto o è in malafede”.

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