BARI - Gabriella Genisi, scrittrice ora in libreria con «Silvia Spider e il ragazzo scomparso», la realtà letteraria è superata dalle cronache giornalistiche. Nella prima serie di Lolita, alla superpoliziotta rubano la Bianchina e gliela riporta il fruttivendolo dopo aver contattato i «soliti noti». Una storia simile (ma con protagoniste una vigilessa e una funzionaria della prefettura) emerge dagli atti dell’inchiesta «Codice interno»…
«Nel racconto di Bari ho sempre avuto un doppio registro, tenendo insieme le vicende personali della protagonista con quelle della città. Nei miei libri la realtà non è mai edulcorata. Qui, rispetto a una città del Nord, ci sono meno servizi ma c’è una rete fatta di persone su cui poter contare, un clima ideale, una bellezza del mare che serve a stemperare le amarezze».
La Bari di Lolita crea una narrazione cool con sullo sfondo il cuore di tenebra della città…
«Se nella fiction è più sfumato, nei romanzi risalta di più. Assistiamo alla mutazione di una città storicamente mercantile, abituata a dare al denaro un valore maggiore di quello delle persone. Si è poi smarrita la nuova generazione di commercianti. I figli che hanno eredita le attività di famiglia non hanno mantenuto lo stesso trend, e qualcuno è anche finito a fare patti con la criminalità per conservare lo stesso tenore di vita. Grazie alla connivenza con la mafia dei colletti bianchi. Lo dicono le cronache»...
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