CORATO - Avrebbe fatto pressioni per favorire due imprenditori, sperando di ottenere in cambio supporto per le scorse elezioni regionali. È per questo che il capogruppo del Pd alla Regione, Filippo Caracciolo, sarà processato per concorso in corruzione e turbativa d’asta: un appalto da 5,5 milioni di euro che un ex dirigente del Comune di Barletta, Donato Lamacchia, contribuì a far aggiudicare all’impresa dei fratelli Lamacchia grazie all’intermediazione dell’allora direttore generale dell’Arca Puglia centrale, Sabino Lupelli.
Il gup di Bari, Ilaria Casu, ieri ha rinviato a giudizio Caracciolo (avvocato Michele Laforgia), Lamacchia e Lupelli al termine di una lunghissima udienza preliminare che è passata anche dalla Cassazione spacchettando l’indagine condotta dalla pm Savina Toscani. Ma l’altro troncone, che riguarda la presunta turbativa d’asta per un impianto di rifiuti da costruire ad Andria, non arriverà mai a sentenza davanti al Tribunale di Trani: i fatti risalgono al novembre 2017 e si prescriveranno entro il prossimo anno.
Resta dunque la corruzione. La gara bandita dal Comune di Corato per costruire una nuova scuola media sarebbe stata truccata da Lamacchia per favorire il consorzio Consital cui aderiva la Caementarius dei fratelli Manchisi. La Procura ieri ha chiesto e ottenuto il proscioglimento di Amedeo Manchisi, mentre Massimo (entrambi sono difesi dall’avvocato Nicola Quaranta) ha patteggiato 4 mesi e 20 giorni in continuazione con la precedente condanna patteggiata a un anno e 6 mesi nel processo contro Lupelli per gli appalti truccati all’ex istituto case popolari: pure l’ex manager (arrestato nel dicembre 2017) patteggiò due anni e poi venne licenziato. Lupelli aveva uno stipendio lordo da 174mila euro l’anno, ma dai Manchisi - secondo quanto risultò dalle intercettazioni - aveva accettato soldi e regali.
Dalle intercettazioni disposte in quell’indagine è nato amcje questo filone e quello che riguarda i Consorzi di bonifica. L’accusa ritiene che Caracciolo (fu perquisito a febbraio 2018 e per questo indotta a dimettersi da assessore regionale all’Ambiente) avesse promesso a Lamacchia un posto da dirigente in Arpa Puglia in cambio dell’aiuto per i Manchisi, amici del suo amico Lupelli. L’allora assessore, maniacalmente attento a non parlare al telefono e a non utilizzare Whatsapp, è stato pedinato dalla Finanza che ha anche annotato il timore dei suoi collaboratori (oltre che l’ormai mitologico episodio in cui Caracciolo si spaccia per rumeno al telefono con una operatrice della Tre): l’autista dell’assessore non voleva lasciare la macchina incustodita per paura che qualcuno la imbottisse di microspie. Poi però, in un pranzo in un ristorante di Poggiofranco, il 3 novembre 2017 Caracciolo ha stretto l’accordo ritenuto illecito con Manchisi senza accorgersi che al tavolo accanto erano seduti tre finanzieri: fingevano di mandare messaggi con il cellulare, invece stavano prendendo appunti e facendo foto.
I militari hanno visto che Manchisi avrebbe passato a Caracciolo un foglio scuro, dicendo di ambire a «un grosso lavoro» e chiedendo al politico «una radiografia» degli appalti in Aqp da ottenere tramite «la fidanzata», ovvero Carmen Fiorella, all’epoca componente del cda di Aqp (mai indagata ma poi non riconfermata nell’appalto). Il lunedì successivo a quel pranzo - sempre secondo l’impostazione della Procura, che dovrà passare al vaglio di un giudice, Lamacchia avrebbe poi modificato la scheda di valutazione del progetto presentato dall’azienda di Manchisi, «così da garantire un maggiore margine di distanza dalla seconda classificata», e informando poi Caracciolo con un messaggio («+4,5 punti»).
Il procedimento ha avuto uno stop quando le difese hanno sollevato l’incompetenza territoriale del Tribunale di Bari. Il gup ha stralciato e mandato a Trani il capo di accusa relativo all’appalto di Andria, ma - in base alla riforma Cartabia - ha dovuto chiedere alla Cassazione di decidere sull’altro episodio. L’ordinanza è arrivata rapidamente, ma quei pochi mesi hanno avvicinato la prescrizione dell’ipotesi di turbativa anche per il processo barese che comincerà il 7 maggio davanti alla prima sezione collegiale del Tribunale di Bari.