BARI - Ci sono alcuni indagati per l'omicidio di Benedetto Petrone, il 18enne operaio comunista ucciso il 28 novembre 1977, a Bari, durante un’azione di un gruppo di militanti fascisti. La Procura di Bari ha infatti iscritto i nomi di alcune persone nel registro degli indagati - ma al momento non è emerso né quanti, né di chi si tratta - dopo che, nel luglio scorso, il gip Angelo Salerno aveva disposto nuove indagini sul caso, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura - per prescrizione - dell’inchiesta aperta nel 2017 a carico di ignoti.
Il gip, infatti, rilevò come il reato di omicidio non potesse considerarsi prescritto in quanto aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Il giudice non ritenne invece esistente l'aggravante della ricostituzione del partito fascista. Per la prima volta in quasi sette anni, gli inquirenti potrebbero aver individuato presunti complici dell’omicidio Petrone, per il quale fu condannato a 22 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Bari il solo esecutore materiale, Giuseppe Piccolo, pena ridotta in appello a 16 anni nel 1982. Piccolo morì suicida in carcere due anni dopo la sentenza di secondo grado.
Alla fine del 2017 le indagini furono riaperte in seguito al deposito in Procura di una memoria difensiva dell’avvocato Michele Laforgia - che rappresenta la famiglia di Petrone - in collaborazione con l’Anpi. «Chi era accanto a Piccolo quando costui ha rincorso e accoltellato a morte Benedetto Petrone? Nessuno di costoro, pur qualificati dalla corte d’Assise di Bari come corresponsabili dell’omicidio è mai stato identificato. Vi sono dunque colpevoli che non sono mai stati processati», c'era scritto in quella memoria. Domande per le quali potrebbero essere state trovate ipotetiche risposte.
«Abbiamo sempre detto che occorreva accertare le responsabilità di chi ha organizzato e partecipato all’agguato in cui fu ucciso Benedetto Petrone e ferito Franco Intranò. Oggi abbiamo fatto un altro passo in avanti sulla strada della verità». A dirlo è l’avvocato Michele Laforgia, legale dell’Anpi e di Porzia Petrone, sorella di Benedetto, nel commentare la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di alcune persone per l’omicidio di Benedetto Petrone, 18enne operaio comunista ucciso da giovani fascisti, a Bari, la sera del 28 novembre 1977. Lo scorso luglio, il gip di Bari Angelo Salerno aveva respinto la richiesta di archiviazione dell’indagine, fino a quel momento a carico di ignoti. Per l’omicidio del 18enne fu condannato (a 22 anni in primo grado e a 16 in appello) il solo Giuseppe Piccolo, esecutore materiale del delitto e morto suicida in carcere nel 1984.