BARI - Nel mirino ci sono ancora una volta i problemi collegati agli interventi di cardiologia. Ma c’è anche una segnalazione relativa all’ex primario di Terapia Intensiva, Leonardo Milella, trasferito in estate a mansioni amministrative a seguito di giudizio di inidoneità. È per questo che i carabinieri dei Nas sono tornati al «Giovanni XXIII» di Bari, l’ospedale pediatrico da mesi al centro di polemiche e veleni.
I militari comandati dal capitano Alessandro Dell’Otto sono intervenuti su delega della Procura di Bari, a seguito delle notizie di stampa sulle procedure di cateterismo cardiaco eseguite nell’ospedale nonostante la disattivazione della sala operatoria di cardiochirurgia. «Procedure sempre eseguite in piena sicurezza - ha garantito alla “Gazzetta” il direttore della cardiologia, Ugo Vairo -, non essendoci alcun obbligo di avere la sala operatoria». In più i militari hanno chiesto informazioni su quanto accade in Terapia intensiva dopo la revoca dell’incarico a Milella: formalmente il reparto è affidato (ad interim) al direttore della corrispondente unità operativa del Policlinico, Leonardo Grasso, ma secondo alcune segnalazioni Milella avrebbe continuato a frequentare la struttura. I carabinieri hanno ascoltato numerosi dipendenti dell’ospedale. «Il dottor Milella - hanno però spiegato i vertici dell’azienda sanitaria - è in malattia e non va più in reparto».
Gli accertamenti sul «Giovanni XXIII» sono partiti dalla Procura di Bari, che con il pm Savina Toscani ha aperto un fascicolo su presunte morti sospette a seguito di interventi di cardiochirurgia e su presunte irregolarità nelle procedure di sicurezza. Le indagini sono in fase conclusiva, e hanno incrociato la lite tra i vertici della Terapia intensiva e della Cardiochirurgia che - secondo numerose testimonianze - avrebbe creato un clima tossico in uno dei settori più delicati dell’ospedale. A gennaio il Policlinico ha disposto la chiusura della cardiochirurgia «per mancanza di personale», con due chirurghi trasferiti nell’omologo reparto universitario e altri due andati via: è rimasto in servizio il solo responsabile Gabriele Scalzo, professionista dall’ottimo curriculum, che non fa più interventi. E questo nonostante ci siano almeno 40 bambini pugliesi in attesa di un intervento anche perché l’attività del reparto era stata ridotta dal 2022: visto che la promessa di attivare un servizio pediatrico ad Asclepios è rimasta tale, forse anche per motivi tecnici legati alle sale operatorie, il destino di questi piccoli pazienti è quasi certamente di andare altrove.
In parallelo alle indagini giudiziarie ci sono gli accertamenti degli ispettori del Nirs della Regione, che già sono intervenuti sul caso delle morti sospette: la relazione sulle procedure per la prevenzione delle infezioni (su cui un tecnico ha rilevato carenze) è stata acquisita dalla Procura. Gli ispettori si stanno occupando anche di altri esposti, alcuni dei quali trasmessi direttamente al presidente Michele Emiliano. Le verifiche avvengono sotto il profilo tecnico- amministrativo, ma in caso di irregolarità i documenti vengono trasmessi in Procura.
La Regione segue con grande attenzione la situazione del «Giovanni XXIII» e ha più volte sollecitato il Policlinico a trasmettere informazioni su casi specifici. La vicenda è entrata nel mirino della polemica politica, con Fratelli d’Italia e Lega che accusano Emiliano di aver tradito il progetto per fare dell’«ospedaletto» (così è chiamato a Bari) il Gaslini del Sud. Il «Giovanni XXIII», che in tempi remoti era collegato funzionalmente al Divenere, oggi dipende dal Policlinico di Bari di cui è una articolazione funzionale: l’idea iniziale era di trasferire tutto nella sede dell’azienda universitaria. Invece nel 2017 Emiliano ha varato un progetto per trasformare il «Giovanni XXIII» in azienda ospedaliera autonoma, nominando commissario proprio un pediatra del Divenere: serviva a lanciare un segnale di autonomia rispetto al Policlinico. Ma nei giorni scorsi è arrivato il colpo di coda degli universitari, con la nomina a capo del dipartimento di chirurgia pediatrica (da cui dipende anche il «Giovanni XXIII») del professor Nicola Laforgia nonostante in consiglio di dipartimento il più votato fosse stato Vairo. Lo scorporo dell’ospedale ha bisogno dell’ok dei ministeri (che difficilmente arriverà per una Regione sottoposta a piano operativo), ma anche l’Università sembra intenzionata a mantenere il controllo.