BARI - La ladra della gioielleria Pesce non era «Margot». Dopo otto giorni agli arresti domiciliari il giudice, e il pm prima di lui, ha ammesso l’errore: la persona identificata come l’autrice del colpo del 17 agosto scorso non è la stessa donna immortalata dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Uno scambio di persona che lascia pochi dubbi, perché la 36enne arrestata ha le braccia piene di tatuaggi, mentre la ladra di gioielli no.
Il giorno del furto, poco dopo mezzogiorno, una donna con grandi occhiali da sole e un foulard a coprirle capo e parte del volto, era entrata nel negozio «Patrizia Pesce Gioielleria» chiedendo informazioni su alcuni gioielli, un anello che era in vetrina e una collana da uomo. Una collaboratrice aveva preso l’anello dalla vetrina e poi mostrato alla cliente le collane da uomo, custodite in un panno. Ne avrebbe scelta una, chiedendo che le mettessero da parte l’anello e quella collanina, lasciando un nome, Aisha, e un acconto di 100 euro.
A quel punto avrebbe tirato fuori dalla borsa un blocchetto di fogli, poggiandolo sul panno con all’interno le altre collane da uomo e chiedendo di scrivere il peso dei gioielli selezionati. Quindi era andata via. L’amara scoperta del furto subito è stata fatta solo ore dopo, quando rivedendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell’attività, hanno scoperto quello che era accaduto: la signora entrata la mattina in gioielleria avrebbe nascosto il panno sotto i fogli riuscendo così a portar via senza essere vista 50 collane in oro del valore di 45mila euro.
Subito è stata formalizzata la denuncia, i carabinieri sono arrivati sul posto, hanno raccolto il racconto dei testimoni e poi acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza, interne e anche esterne. Ad incastrare la presunta ladra sono state le indagini dei militari grazie alla dritta di una fonte confidenziale che, qualche giorno dopo, ha riferito agli investigatori che l’autrice del furto era la 36enne, nota per il suo passato da ladra e, per questo, soprannominata «Margot», come la compagna del famoso ladro di gioielli Arsenio Lupin, a Bari ex amante del boss del quartiere.
I carabinieri hanno quindi comparato le immagini immortalate dalle telecamere con la foto della donna rilevando «importanti convergenze» su labbra, zigomi e guance. Nessuno, evidentemente, si è soffermato sulle braccia tatuate. Nell’interrogatorio di garanzia, il 2 ottobre, il suo difensore, l’avvocato Nicola Quaranta, lo ha fatto notare, chiedendo la revoca della misura cautelare. Lo stesso pm che aveva chiesto l’arresto della donna, Giuseppe Dentamaro, dando parere favorevole alla revoca ha ammesso «la presenza sulle braccia dell’indagata di tatuaggi piuttosto estesi e visibili», mentre la donna immortalata dalle telecamere aveva «gli avambracci scoperti privi di tatuaggi». E ieri il gip, Giuseppe Ronzino, ha disposto l’immediata liberazione della 36enne confermando gli stessi «ragionevoli dubbi circa l’identificazione» della ladra.