Sabato 06 Settembre 2025 | 18:40

Chiusure e licenziamenti, «su Baritech e Hotel Palace pronti a negoziare»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Vertenza Baritech, commissione Puglia: «Intervenga il Parlamento»

Boccuzzi (Cisl Bari): «Se ci sono acquirenti, che assumano i licenziati». Migliaia di lavoratori «salvati» dagli ammortizzatori sociali

Venerdì 08 Settembre 2023, 12:53

BARI - A volte tornano. Magari quando le acque agitate della vertenza si sono chetate, o quando alcuni nodi si sono sciolti. Fatto è che il gruppo Conserva spa con sede a Bitonto sembra «tornare» a far capolino per vedere di rilevare il sito industriale della ex Baritech (nel novembre dell'anno scorso rispondendo ad alcuni rumors aveva preso le distanze dalla vicenda dicendo che «la vertenza Baritech vede coinvolta la Conserva Logistic solutions srl, con la relativa deplorevole incertezza occupazionale dei 115 lavoratori e non noi»), mentre il gruppo Greenblue di Noci rilancia nuovamente (un primo interesse era stato già mostrato un anno fa) la sua volontà di prendere l'hotel Palace.

«Se è vero che il gruppo di Noci si è riaffacciato per capire se ci sono possibilità di rilevare il Palace hotel, non si può che essere ben speranzosi – sottolinea Giuseppe Boccuzzi, segretario generale Cisl Bari -. Lo aveva già fatto senza che la proprietà desse riscontro. Certo il nodo sono i costi dei lavori di ristrutturazione, piuttosto ingenti. Se l'interesse si concretizzasse siamo pronti a sederci al tavolo delle trattative, il gruppo è solido e lo conosciamo come serio. Anche se ormai i lavoratori sono stati licenziati, siamo sicuri che non faranno calare il definitivo sipario sugli ex dipendenti, tanto più che si tratta di personale di esperienza».

Certo che sembra quasi una maledizione: solo dopo il fallimento delle nostre imprese, o comunque il licenziamento dei dipendenti, nuovi investitori si affacciano con interessi seri.

«In questo momento la zona Asi sta avendo una profonda virata per trasformarsi in importante piattaforma logistica – analizza Boccuzzi -. Ci sono parecchie aziende che sono già in fase avanzata con i loro investimenti. C'è il gruppo Cromwell che ha rilevato la ex Ilca per una piattaforma automatizzata, la Trasporti Conserva logistica srl di Modugno che ha preso la ex Manifattura dei tabacchi, la T&M logistica integrata che sta realizzando una zona di stoccaggio, il gruppo Marino, Oviesse... In questo scenario non stupisce che Conserva spa abbia avanzato una manifestazione di interesse per il sito Bariteh. Quello che noi chiediamo, con una richiesta che abbiamo avanzato già parecchi mesi fa all'Asi, alla presenza del sindaco metropolitano e task force, che questo sviluppo di tante imprese della logistica, si muova anche nel senso di connettere la futura e potenziale domanda di lavoro, con l'offerta di impiego dei tanti disoccupati che provengono da esuberi e crisi. Serve un impegno collettivo da parte di tutti perché questo avvenga. Sicuramente le aziende che si occupano di logistica non hanno necessità di assumere un alto numero di persone, non solo labor intensive, ma si potrebbe vedere di assicurare almeno una parte di lavoratori».

Processi in cui si potrebbe vedere di coinvolgere lo sportello di Porta futuro che è in zona Asi? «

«Sarebbe auspicabile visto che al momento non abbiamo echi di risultati particolari, che in potenza potrebbe invece avere, visto che si trova in un luogo strategico e dove tanto si sta muovendo».

Ma ora per gli ex Baritech che scenari si aprono?

«Se ci dovesse essere l'ufficialità di un interesse di Conserva spa, cercheremo di capire se ci sono spazi negoziali o addirittura vincoli legali per ripescare le nuove assunzioni nel bacino dei licenziati. Bisogna assolutamente aprire degli spazi di negoziazione, perché se è vero che magari qualcuno si è riuscito a ricollocare in questa come in altre vertenze, il grosso dei lavoratori aspetta un aiuto delle istituzioni e sindacati per essere accompagnato ad un nuovo impiego».

Sarà questo l'obiettivo per questo autunno?

«Continuiamo a registrare una sottocultura da parte delle stesse istituzioni che non credono nella contrattazione territoriale. Noi siamo pronti a rilanciarlo anche ad organizzazioni come Confindustria: qui occorre una contrattazione territoriale di bacino o di settore, che coinvolge anche l'Asi. Con strategie del genere si riesce persino a spuntare un numero più alto di assunzioni rispetto alle previste dall'investimento imprenditoriale iniziale. Si tratta di contrattazioni di avvio che si sono sempre fatte, specie quando si sono insediati grandi stabilimenti. Si deve riprendere questa strada. Non si può lasciare al caso la ricerca di una collocazione individuale. Con una contrattazione territoriale, magari legata ad uno specifico settore (vedi ora la logistica) si può più facilmente organizzare percorsi di riqualificazione, che diano risposte a 10-15 o più aziende, grazie a politiche attive che in questo caso potrebbero più facilmente funzionare. Altrimenti rischiamo di non schiodarci dalla realtà attuale che si trascina da 20 anni: il ricorso massivo agli ammortizzatori sociali, o di dover andare alla contrattazione caso per caso. E' arrivato il momento di dire basta a tutto questo, a firmare solo contratti di solidarietà o cig. Lo dimostrano i fatti: qui casi reali di riconversione industriale non ce ne sono e il caso ex Om Carrelli ne è l'emblema. Ora si deve cambiare passo».

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