BARI - «Sfruttazero» compie dieci anni. La salsa di pomodoro «con lo 0% di sfruttamento» made in Bari, frutto del lavoro di migranti e nativi, anche quest’anno è pronta per essere imbottigliata e venduta.
Il progetto dell’associazione «Solidaria» di Bari, giunto al decimo anno, nel tempo si è ingrandito mettendo insieme una rete di realtà e territori tutti impegnati nella produzione e vendita di salsa di pomodoro da coltivazioni agroecologiche. «Un modo che non contempli lo sfruttamento delle persone lavoratrici e della terra. Un altro modo di lavorare, che metta al centro le persone e le relazioni, basato sul mutuo soccorso e sulla cooperazione» spiegano dall’associazione.
L’obiettivo del progetto, infatti, è stato sempre quello di trasformare il pomodoro da simbolo dello sfruttamento del caporalato nelle campagne pugliesi in un’attività lavorativa collettiva e solidale. «Sfruttazero» nasce nel 2014 su iniziativa dell’associazione barese «Solidaria» e, dall’anno successivo, collabora con «Diritti al Sud» di Nardò. Un gruppo di migranti africani e italiani coltivano e raccolgono pomodori su un terreno alla periferia di Bari, a Japigia, ne fanno salsa e la vendono in mercatini, spacci popolari e piccole botteghe grazie alle reti nazionali «Fuorimercato».
Quando il progetto è cominciato, dieci anni fa, sono state prodotte e vendute 600 bottiglie. Negli anni la produzione ha superato alcune decine di migliaia di bottiglie, (il picco è stato di circa 30mila, quest’anno si stimano 8.500) che oggi finiscono nelle dispense di tutta Europa.
La forza del progetto, spiega l’associazione, è sempre stata quella di riuscire a mettere insieme esperienze e pratiche: da Villa Roth, un immobile pubblico abbandonato nel quartiere San Pasquale di Bari in cui vivono in autogestione famiglie di italiani e migranti africani, a Orto Circuito-Masseria dei Monelli, fino al Bread&Roses, lo spazio di mutuo soccorso che ha sede a Villa Capriati, l’immobile su via Amendola che stando alle intenzioni dell’amministrazione comunale sarà riqualificato con i fondi del Pnrr e dove da anni avviene lo stoccaggio dei vasetti di salsa pronti per la vendita.
In questi anni i punti da unire si sono moltiplicati e molti più soggetti sono oggi coinvolti nella filiera. Nella fase agricola, ad esempio, Solidaria ha collaborato con Ortocircuito-Masseria dei Monelli, Zero e Lode, la cooperativa Siloe-Comunità Sannicola di Torre a Mare, Sana Pianta e Masseria Atipica.
Ognuna di queste realtà è già impegnata, nei propri terreni, tra Bari e Castellana Grotte, nella coltivazione dei pomodori e partecipa alla produzione della salsa «Sfruttazero» con una propria quota di pomodori.
I pomodori, poi, conclusa nei giorni scorsi la raccolta, sono stati portati al laboratorio di Natura Viva, cooperativa agricola sociale di Acquaviva delle Fonti, che gestisce i suoli di un bene confiscato alla mafia, dove le persone che vi lavorano prendono parte a percorsi comunitari di reinserimento socio-lavorativo avviati dalla Cooperativa Siloe che già da alcuni anni gestisce quei terreni confiscati alla criminalità organizzata, curati e lavorati con certificazione bio da persone migranti e native, ex detenuti o ex tossicodipendenti.
La raccolta dei pomodori, nel campo di Japigia ma anche negli altri terreni che collaborano al progetto, è iniziata a metà luglio ed è terminata da qualche giorno. Tra un paio di settimane potrà partire la vendita e distribuzione.
Complessivamente al progetto hanno lavorato in questo decimo anno di attività una ventina di persone, tra chi si è occupato dell’aspetto agricolo e chi della trasformazione. Ci sono i contadini che gestiscono la terra, piccole aziende agricole, i volontari e poi i lavoratori regolarmente assunti con contratti stagionali.
Quest’anno Solidaria ha contrattualizzato due baresi disoccupati, negli anni passati aveva regolarizzato la posizione di braccianti migranti. «Il progetto - spiegano - nasce contro lo sfruttamento dei braccianti migranti ma il nostro obiettivo è sostenere chiunque sia in stato di bisogno».
E dalla terra coltivata a quella confiscata dove i pomodori vengo trasformati, fino al Bread&Roses, i vasetti di questa salsa solidale finiscono in tutta Europa, soprattutto in Francia e Germania, dove arrivano a bordo di un furgoncino dell’associazione, confezionati in cartoni che ne raccontano la storia.