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Giovani che non studiano nè lavorano: a Bari lo studio sul fenomeno Neet

 
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Giovani che non studiano nè lavorano: a Bari lo studio sul fenomeno Neet

Organizzato dalla Cisl, i risultati presentati questa mattina all'Università di Bari

Venerdì 28 Aprile 2023, 13:54

Conoscere in modo più approfondito il fenomeno dei Neet, giovani che non studiano e non cercano un lavoro, in modo da definire strumenti efficaci per contrastarlo. È il principale obiettivo della ricerca «Cisl Puglia e fenomeno Neet. Quali azioni?», voluta dall’Unione sindacale Cisl della Puglia e affidata all’università Aldo Moro di Bari, in particolare ad Alberto Fornasari e Matteo Conte. Lo studio, sia di natura quantitativa sia qualitativa, è stato condotto su un campione di dirigenti e iscritti al sindacato, così come su ragazzi distinti per età (15-19, 20-24, 25-29) e per titolo di studio. I risultati sono stati presentati questa mattina, nell’aula magna dell’università, alla presenza, fra gli altri, del segretario confederale della Cisl Giulio Romani, del segretario generale di Cisl Puglia Antonio Castellucci, del rettore di Uniba Stefano Bronzini, dell’assessore alla Formazione della Regione Puglia Sebastiano Leo, e di quello allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci.

Dalla ricerca emerge che, secondo gli iscritti alla Cisl, il fenomeno dei Neet dipende dalle difficoltà di natura scolastica e formativa (24,2%), di tipo lavorativo (23,5%), familiari (17,4%), dalla demotivazione e dal disorientamento (13,4%), da problemi economici (1,5%) e di socializzazione 1,5%). Per l’80% del campione il sindacato può incidere sul fenomeno rilanciando il territorio e ascoltando e orientando i giovani attraverso gli sportelli lavoro, ritenuti utili dal 69,8%. Lo studio evidenzia anche tre proposte concrete: attuazione di corsi di formazione interni al sindacato, maggiore strutturazione degli sportelli lavoro e implementazione delle attività di orientamento. Quanto ai giovani intervistati, la maggior parte evidenzia problemi quali le aziende che chiudono e che non assumono, oltre che la peggiore condizione generale gravata dalla crisi.

ROMANI: IL LAVORO IRREGOLARE COSTA 2 PUNTI DI PIL

«Il lavoro irregolare in Italia costa oltre due punti di Pil all’anno, in un Paese che fa fatica a crescere». Lo ha detto il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani, a margine della presentazione dello studio «Cisl Puglia e fenomeno neet. Quali azioni?», organizzato a Bari. "Questo fenomeno - ha aggiunto - costringe chi cerca lavoro a muoversi in un mondo in cui l’offerta di occupazione non coincide con i diritti che per quel lavoro sono stati conquistati, come quello alla formazione, all’orario, a una giusta retribuzione».
Secondo Romani, per risolvere la situazione «si cercano scorciatoie, come l’idea che i salari debbano essere aumentati per legge o che si debbano ridurre le tasse. In realtà - ha spiegato - tutte le indagini ci dicono che il problema non dipende dai contratti irregolarmente applicati, ma dai contratti disapplicati».

«L'Italia è un Paese anomalo per la dimensione delle imprese: il 95% è al di sotto dei dieci dipendenti. Sono realtà nelle quali c'è tutta l’opacità e il grigio possibile». Lo ha detto il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani, a margine della presentazione dello studio "Cisl Puglia e fenomeno neet. Quali azioni?», organizzato a Bari.
«Naturalmente non tutte le micro imprese sono così, ma queste realtà in Italia assorbono il 45% del lavoro complessivo - ha aggiunto - In Germania sono solo l’82%, con il 22% del lavoro». Romani ha spiegato che «perfino nella manifattura in Italia ci sono micro imprese con meno di dieci dipendenti, che concentrano il 22% del lavoro nel settore, la Germania si ferma al 6%». "Quelle imprese - ha proseguito - sono quelle che, secondo gli ultimi dati, offrono la minore qualità del lavoro. Secondo gli studi di Assolombarda e Bankitalia, sono anche quelle che schiacciano la produttività del Paese».
Romani parla quindi di un paradosso, «perché l’Italia è anche il Paese che, nel settore delle medie imprese, mostra una produttività più alta anche di Francia, Germania e Spagna».

«Se vogliamo dare opportunità di lavoro serie ai cittadini occorre riformare le politiche industriali di questo Paese. Questo fenomeno non è stato gestito negli ultimi trent'anni». Lo ha detto il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani, a margine della presentazione dello studio «Cisl Puglia e fenomeno neet. Quali azioni?», organizzato a Bari.
«Siamo andati avanti con l’idea che il piccolo sia bello - ha aggiunto - ma nel piccolo si annida una quantità di opacità che sta sommergendo e schiacciando la nostra economia». Secondo Romani, «se non si affronta il tema in termini di patto sociale per la ricostruzione dell’economia del Paese, a partire dalle politiche industriali, i singoli interventi possono sanare alcune situazioni locali e contingenti, ma difficilmente hanno la possibilità di effettuare una sanatoria complessiva di un fenomeno che si sta allargando e porta tante persone a cercare opportunità altrove».

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