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Bari, «no» della Cassazione a Chiariello sul sequestro di beni per evasione fiscale

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Evasione fiscale: sequestri per 1 milione di euro a due aziende nel Barese

Il ricorso è stato dichiarato inammissibile: ora l’ex avvocato andrà a processo. L’ipotesi di un accordo con le entrate

Venerdì 03 Febbraio 2023, 13:20

BARI - La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’ex avvocato barese Giancarlo Chiariello contro il sequestro dei beni che già il Tribunale del Riesame aveva ridotto da 10 a 3 milioni di euro. Si tratta del primo atto dell’inchiesta della Procura di Bari, chiusa da poco, sui guadagni in nero di quello che fino a due anni fa era uno dei più importanti penalisti di Bari, poi arrestato nell’ambito delle indagini di Lecce sulle sentenze vendute dall’ex gip Giuseppe De Benedictis.
A marzo 2022 il procuratore Roberto Rossi e il pm Federico Perrone Capano disposero un maxi-sequestro motivato sulla base della ricostruzione dei redditi dell’avvocato Chiariello che, secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti, avrebbe spesso chiesto pagamenti in nero senza il rilascio della fattura. A fronte di circa 10 milioni di euro di imposte evase, la Finanza riuscì a sequestrare materialmente circa 6 milioni di euro tra denaro liquido e disponibilità immobiliari. La difesa (professor Vito Mormando e avvocato Filiberto Palumbo) si è dunque rivolta al Riesame, contestando la quantificazione delle somme ipoteticamente evase e ottenendo così - con il placet della stessa Procura - la restituzione di circa 3 milioni di euro, tra denaro e proprietà immobiliari.

Il ricorso presentato in Cassazione (per il quale la Procura generale aveva chiesto il rigetto) verteva sul fatto che al legale erano stati già sequestrati, nell’ambito delle perquisizioni disposte dalla Procura di Lecce, 1.115.220 euro di euro in contanti, fascettati sottovuoto alla maniera della criminalità organizzata. I soldi, trovati in casa del figlio, erano per Chiariello «i risparmi di una vita» frutto della sua professione, e dunque - secondo la difesa - dovevano essere scomputati da quanto sequestrato. Tuttavia il denaro contante è stato oggetto di confisca definitiva nell’ambito della sentenza di primo grado di Lecce, quella che ha condannato Chiariello e De Benedictis (pende appello) a 9 anni e 9 mesi per corruzione in atti giudiziari.
Le indagini, svolte dalla Finanza, hanno sviluppato vari aspetti provenienti dall’esame delle dichiarazioni dei pentiti, anche nei confronti di altre persone, e anche in relazione ad una segnalazione per operazione sospetta. Ma non sono emersi altri elementi. A cavallo delle vacanze di Natale la Procura di Bari ha notificato a Chiariello l’avviso di conclusione delle indagini, che ha circoscritto l’accusa alla sola evasione fiscale facendo invece cadere l’ipotesi di riciclaggio e autoriciclaggio che pure aveva sostenuto il sequestro. In base alle indagini, dunque, l’ex avvocato avrebbe sottratto al fisco poco più di 10 milioni di ricavi, omettendo così il versamento di 3,4 milioni di euro di imposte. Il sequestro è dunque più o meno coincidente con la somma che - per l’accusa - sarebbe stata evasa, e consente alla difesa di percorrere la strada conciliativa: l’accordo con l’Agenzia delle Entrate (che nel frattempo ha avviato gli accertamenti) per il pagamento del dovuto, così da ottenere il riconoscimento delle attenuanti. A breve la Procura potrebbe infatti chiedere il rinvio a giudizio.

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