Arriva a processo la vicenda delle due giovanissime turiste francesi che sarebbero state violentate, picchiate e derubate la scorsa estate a Bari. La Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il 21enne Loris Attolini, in carcere da quel giorno per duplice violenza sessuale aggravata, lesioni, sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale. Il processo inizierà dinanzi alla prima sezione collegiale del Tribunale di Bari il 15 febbraio, salvo che l’imputato chieda di essere giudicato con rito abbreviato.
Il racconto delle vittime è stato cristallizzato nelle scorse settimane in un incidente probatorio nel quale le due francesi, una 17enne e una 18enne, hanno ripercorso con dovizia di particolari quella notte di terrore, tra l’8 e il 9 agosto, in un appartamento del quartiere Libertà, durante la loro prima vacanza post-diploma in Puglia. Sono tornate a Bari alcuni mesi dopo l’aggressione, accompagnate dalle loro mamme, per ritornare di nuovo con la mente e la memoria a quella notte di abusi e paura. Assistite dagli avvocati Gaia Martinelli e Andrea Di Comite (Polis), non soltanto hanno confermato le accuse e la ricostruzione delle presunte violenze, ma hanno fornito nuovi dettagli, raccontando ancora più lucidamente quello che già nell’immediatezza dei fatti, pur scosse da quell’incubo appena finito, avevano riferito agli investigatori.
Dagli atti emerge che il 21enne, difeso dall’avvocato Sabino Strambelli, avrebbe adescato le due presunte vittime con un invito a cena, una bottiglia di vino e patatine. Le aveva conosciute poco prima nel centro di Bari, mentre era con alcuni amici. Le due ragazze si erano fermate a chiedere informazioni sulla rivendita più vicina di tabacchi e lui si sarebbe offerto di accompagnarle per poi invitarle a casa sua. Lì, in via Sagarriga Visconti, si sarebbero consumati gli abusi.
Dopo averle minacciate e spogliate, strappando loro di dosso i vestiti, per fotografarle e girare un video delle due ragazze nude, minacciando di pubblicare quel materiale sui social se non avessero collaborato, il giovane presunto «orco» avrebbe «sbattuto una delle due contro la porta di ingresso colpendola al volto con almeno cinque gomitate», «gettando le due ragazze - si legge nell’imputazione - in uno stato di prostrazione e di terrore circa la loro sorte, anche perché chiudeva la porta di ingresso a chiave e le bloccava in casa impedendo loro di uscire, così da indurle a cedere alle sue richieste». Ciò che è successo nei sessanta minuti successivi, che le ragazze hanno poi dettagliatamente raccontato ai poliziotti, sarebbe stato un susseguirsi di violenze, abusi, minacce provocati da un improvviso «scatto d’ira» del 21enne. Le avrebbe infatti ripetutamente violentate a turno, per circa un’ora, con un «atteggiamento sprezzante e del tutto indifferente alle suppliche» delle due vittime, scriveva lo stesso gip nell’ordinanza di arresto.
La pm che ha coordinato le indagini della Polizia, Desirèe Digeronimo nella sua richiesta parlava di «modalità violente e spregiudicate, che sembrano ispirate al noto film “Arancia meccanica”», mentre le due vittime in lacrime imploravano Attolini di lasciarle andare. Una delle due, in un momento di distrazione, sarebbe riuscita a telefonare in Francia al padre per chiedere aiuto. Neanche questo avrebbe fatto desistere l’aggressore, che avrebbe continuato con le violenze.
Le avrebbe lasciate andare, tenendo il loro cellulare come «trofeo», solo dopo aver ricevuto 90 euro in cambio della libertà. E così, sole nel cuore della notte, in lacrime e con gli abiti lacerati, le due ragazze venivano soccorse e portate in ospedale, ricevendo cure e assistenza, anche psicologica, nell’ambito del «binario rosa» dedicato alle donne vittime di violenza.
In quelle ore drammatiche hanno raccontato per la prima volta la loro storia. Le dichiarazioni rese nell’incidente probatorio hanno poi cristallizzato quelle parole come prova, perché non debbano ripeterle ancora, rivivendo quei momenti terribili.