Il caso
Bari, violenze su detenuto psichiatrico, per il sindacato «Doveva stare in ambienti più sicuri»
«Doveva essere controllato più attentamente da specialisti in altri ambienti più sicuri per tutti e non in una normale sezione detentiva dove poteva facilmente venire in possesso di cose che possono fare male a se od agli altri»
BARI - Il detenuto con problemi psichiatrici che sarebbe stato picchiato dopo aver dato fuoco a un materasso nel carcere di Bari da alcuni agenti penitenziari che nei giorni scorsi sono stati arrestati, «non doveva stare in quel posto, poiché ci è stato riferito che sarebbe stato trasferito da un altro carcere sempre per motivi precauzionali, per cui doveva essere controllato più attentamente da specialisti in altri ambienti più sicuri per tutti e non in una normale sezione detentiva dove poteva facilmente venire in possesso di cose che possono fare male a se od agli altri, cosa che è avvenuta». Lo sottolinea il segretario del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) della Puglia, Federico Pilagatti, ricordando che a settembre «proprio il Sappe depositò presso la procura di Bari due esposti che possono spiegare - evidenzia - cosa sia successo». Il primo esposto «chiamava in causa i capi del Dap poiché dopo aver previsto un organico di poliziotti penitenziari per gestire un certo numero di detenuti, ne ha aumentato la capienza del 55% senza però provvedere a rivedere l'organico che, anzi, è diminuito in maniera paurosa». Il secondo esposto «invece riguarda la gestione e la cura dei detenuti psichiatrici che invece di essere ristretti in infermerie o reparti attrezzati con medici ed infermieri adeguati, vengono ospitati nelle normali sezioni detentive» con "il poliziotto che, oltre a far fronte agli innumerevoli impegni giornalieri di una popolazione sovraffollata, ne ha la responsabilità». «Diciamo questo - conclude - perché vogliamo evitare che situazioni di grande stress miscelate con le responsabilità di chi dovrebbe permettere ai poliziotti di lavorare con un pò più di serenità, e di chi dovrebbe garantire livelli di cura adeguate nella gestione dei detenuti psichiatrici, possano tradursi in eventi deprecabili che secondo noi non sono stati determinati dalla premeditazione dei lavoratori ma da tutta una serie di situazioni molto più delicate e complicate».