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Valenzano, così inquinarono le elezioni: «Se non ti candidi ti prendo a lavorare»

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Valenzano, così inquinarono le elezioni: «Se non ti candidi ti prendo a lavorare»

Così Dentamaro tentò di inquinare le elezioni a Valenzano. Spuntano altri retroscena nelle intercettazioni tra il compagno di Francesca Ferri e il boss Buscemi

Lunedì 31 Ottobre 2022, 15:01

VALENZANO - Per impedire una candidatura che avrebbe potuto mandare all’aria i suoi piani elettorali, Filippo Dentamaro avrebbe architettato di far desistere un aspirante consigliere comunale offrendogli un posto di lavoro. È uno dei dettagli che emergono dagli atti sulla presunta compravendita di voti alle amministrative di Bari del maggio 2019 e poi del Comune di Valenzano del novembre dello stesso anno. Dentamaro, compagno convivente della consigliera comunale Francesca Ferri attualmente sospesa (entrambi finiti il carcere il 26 ottobre) avrebbe discusso della sua strategia con il boss di Valenzano Salvatore Buscemi (anche lui arrestato). I tre rispondono in concorso di scambio elettorale politico mafioso con riferimento alle elezioni di Valenzano (Ferri e Dentamaro, in concorso con l’ex consigliere regionale Nicola Canonico sono accusati anche di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale). La consigliera e il compagno sono già stati interrogati e hanno reso dichiarazioni spontanee, mentre Canonico, che è agli arresti domiciliari, sarà interrogato il 2 novembre.

Tornando ai retroscena dell’inchiesta di polizia, guardia di finanza e carabinieri, coordinati dai pm Fabio Buquicchio e Michele Ruggiero, sono le intercettazioni a rivelare il rapporto di affari che lega Dentamaro al boss. La soluzione per evitare la candidatura che avrebbe potuto «destabilizzare il progetto criminoso» secondo Dentamaro è «… se lui ha bisogno del discorso … diciamo … lavorativo, lo faccio lavorare con me, io faccio un sacco di cose, lavora sempre, gli faccio fare tutti i bigliettini da lui …, non gli dico di candidarsi con noi, perché se no, perderebbe tutto». Buscemi, «in modo molto più pragmatico, utilizza l’unico mezzo a lui più congeniale ovvero l’intimidazione: «… ah, fammi parlare! … di non candidarsi … vabbè! Ora gli dico io di farsi i cazzi suoi!».

Tra una strategia e l’altra, però, non mancano i problemi economici. Dentamaro, infatti, «per poter affrontare queste “operazioni elettorali” - si legge negli atti, con riferimento alle elezioni di Bari, nelle quale l’ipotesi è che i voti degli elettori siano stati “comprati” a 25 euro l’uno - ha contratto un debito per circa 70mila euro con Buscemi, debito questo verosimilmente usuraio, a fronte del quale corrisponde una rata mensile di 4mila euro». «Sicuramente c’è da esporsi...- dice in una intercettazione Dentamaro alla Ferri - ma c’è da esporsi in maniera seria ed in maniera da poter risolvere il problema...perché, se noi riusciamo a trovare sti cazzo dei soldi qua, io riesco a coprire tutti!!». Il riferimento - secondo gli investigatori - è ai «portatori di voti» che devono incassare quanto promesso in cambio dei consensi. «Io fino a quando non do i 60mila euro indietro (soldi da dare a Buscemi, annota la finanza), io non posso dare un centesimo!!». E per temporeggiare sui pagamenti, decidono di dire ai creditore di aver «subito una truffa...io gli ho detto che abbiamo subito una truffa dalla dipendente..., mi hanno bloccato il Durc...e non riesco ad ottenere il pagamento delle fatture della Asl». 

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