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Bari, Palermiti sempre sotto scacco: ora spunta un altro pentito

 
Luca Natile

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Luca Natile

Bari, Palermiti sempre sotto scacco ora spunta un altro pentito

Foto Luca Turi

Il clan si indebolisce con le rivelazioni di un nuovo collaboratore dopo quelle del braccio destro del boss Eugenio

Mercoledì 20 Aprile 2022, 12:40

BARI - La stagione dei pentiti e dei processi che arrivano a sentenza sta cambiando lentamente il volto della camorra barese. Un altro «picciotto» della mala di Japigia ha deciso di cambiare vita e di rifugiarsi insieme ai familiari più stretti (almeno quelli che hanno aderito al programma di tutela) sotto l’ombrello delle misure di protezione speciali.

Nel lungo elenco dei camorristi che hanno scelto lo status di collaboratore di giustizia da oggi c’è anche il nome di Gianfranco Catalano, 32 anni, uno dei «famigli» dell’indiavolato clan di Eugenio Palermiti, detto «u’Nonn», 68 anni. Un nome quello di Catalano che a molti dice poco o nulla ma che compare negli atti dell’inchiesta sull’agguato ai fratelli Rafaschieri di Madonnella, consumato a Carbonara la mattino del 24 settembre del 2018 nel quale venne ammazzato Michele Walter Rafaschieri, 24 anni, mentre il fratello Francesco Alessandro, 35 anni, vero obiettivo dei sicari, rimase ferito in maniera grave, perdendo l’uso delle gambe.

Il 22 ottobre scorso la Squadra Mobile guidata dal primo dirigente Filippo Portoghese ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta del pm antimafia Fabio Buquicchio e del procuratore aggiunto Francesco Giannella, nei confronti di 9 indagati tra i quali 8 affiliati alla famiglia di camorra dei Parisi e dei Palermiti ritenuti responsabili, a vario titolo, di una serie di reati, tra cui l'omicidio del giovane Rafaschieri e il ferimento del fratelli, aggravati dal metodo mafioso. Le porte del carcere si sono aperte in quella occasione per accogliere Giovanni Palermiti, detto «Gianni», 46, figlio del «padrino» Eugenio; Filippo Mineccia, detto «u'russ», 38 anni, genero di Eugenio; Michele Ruggieri, 36; Riccardo Campanale, 28; Domenico Lavermicocca, 32; Giovanni Mastrorilli, 46 anni, detto «Nino»; Francesco Triggiani, 46 anni e appunto Gianfranco Catalano, tutti censurati. In più Domenico D'Arcangelo 54 anni, Comandante della Polizia Municipale del Comune di Sammichele di Bari, indagato non perché coinvolto nel delitto ma per aver favorito, secondo l’accusa, uno degli indagati fornendogli un alibi.

Le indagini, delegate alla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, diretta dal vice questore Fabrizio Gargiulo hanno svelato movente, mandante, autori materiali e fiancheggiatori di quel fatto di sangue, uno degli episodi più gravi della guerra tra i Palermiti-Parisi e il sodalizio Strisciuglio-Telegrafo regnante al San Paolo per il controllo dello spaccio a Madonnella. Stando alla versione degli investigatori Gianfranco Catalano segnalò al commando armato che aveva il compito di aprire il fuoco gli spostamenti dei due fratelli.

Una serie di conferme alla ricostruzione del delitto elaborata dai detective della Mobile sono giunti in questa inchiesta da un pentito eccellente, un «pezzo da novanta» della mala di Japigia. Si tratta di Domenico Milella, 42 anni, detto «U’Gnor», affiliato con il grado di settima e per lungo tempo braccio destro di Eugenio Palermiti. Milella avrebbe preso parte a quella sanguinosa spedizione punitiva ma non è stato raggiunto da alcun provvedimento.

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