Sanità, l'accusa di Zullo (FdI): «Da Asl Bari 30mila avvisi di accertamento»
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Flavio Campanella
13 Gennaio 2021
I medici di base delle altre sigle sindacali si scagliano contro la Fimmg. Dopo le dichiarazioni del segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale Donato Monopoli («alcuni colleghi hanno già preso in carico pazienti Covid ed effettuato le prime prenotazioni per i tamponi molecolari») si è alzato un polverone con tanto di provocazione: «Ci facciano nomi e cognomi dei colleghi che sono riusciti a prenotare i test. Ma lo sanno che la piattaforma Giava non è funzionante?». La contestazione, insomma, è la seguente: agli annunci non corrisponde la realtà, con la conseguenza di creare confusione soprattutto tra i pazienti, convinti che da lunedì scorso tutto fili liscio. Invece, tranne che per l’inserimento di alcuni dati (ad esempio, ci sono casi di esiti di test molecolari fatti privatamente e inseriti nel sistema), nessuno è riuscito a svolgere il cuore dell’attività (partita solo ufficialmente) prevista dall’accordo del 20 novembre. Tanto che in molti hanno deciso di procedere con il vecchio metodo: richiedere l’appuntamento per i tamponi molecolari da somministrare ai pazienti sintomatici e ai contatti stretti conviventi inviando una mail alla Asl. A quanto pare, nemmeno visualizzare e inoltrare i risultati dei test già fatti è possibile con la conseguenza di non poter disporre o revocare l’isolamento. «Ma si rendono conto che diffondendo queste notizie false gli assistiti chiamano convinti di avere la prenotazione del tampone? Sia chiara un’altra cosa: è inutile che i nostri pazienti abbiano pretese: il tampone lo si può fare solo a certe condizioni e su nostra decisione».
C’è una chat di medici di famiglia cui partecipano più di duecento professionisti. Già arroventata ieri mattina per la nota inviata alle agenzie dalla Fimmg e poi riportata dalle testate on line, è diventata bollente dopo una intervista televisiva da parte del segretario barese della federazione in cui si specificava la nuova modalità di gestione. «Una volta inserita la prenotazione, parte una telefonata - ha spiegato Nicola Calabrese - per la conferma dei dati anagrafici del paziente. Dopodiché arriva la comunicazione, anche al medico, riguardo il luogo e l’orario del tampone (poi è previsto che anche l’esito venga inserito in modo che si disponga eventualmente l’obbligo di isolamento domiciliare e parta il tracciamento dei contatti stretti - n.d.r.)». Le reazioni sono state veementi e con parole meno istituzionali rispetto alla posizione ufficiale di alcune sigle riportate in un comunicato diffuso. «Quindi saremmo noi gli inadempienti, visto che non ci riusciamo?». «Ma lo sanno che i pazienti o sospetti tali li prendiamo in carico già da marzo?». «Si rendono conto che inducono gli assistiti a bersagliarci di richieste, peraltro sbagliate, visto che non si deve venire in studio per fare il tampone e nemmeno per prenotarlo? Non siamo noi a fare il molecolare e lo chiediamo soltanto se ci sono le condizioni». «Per non parlare di chi ci domanda se deve venire da noi, anche solo per prenotarsi, per il vaccino anti-Covid. La risposta è che non c’è ancora alcun accordo. Siamo peraltro nella prima fase del piano vaccinale che coinvolge essenzialmente operatori sanitari e Rsa».
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