Sono stati rinviati di una settimana gli interrogatori dei dirigenti del Policlinico di Bari indagati per omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto nell’inchiesta della Procura su quattro decessi per legionella avvenuti dal 2018 al 2020. L’indagine, nei giorni scorsi, ha portato al sequestro preventivo, con facoltà d’uso, di due padiglioni del Policlinico, Chini e Asclepios, perché infetti da legionella e nei quali, stando all’ipotesi accusatoria, non sarebbe stata fatta la necessaria bonifica. E' questa la ragione che ha spinto i magistrati a chiedere l'interdizione del direttore generale Giovanni Migliore, del direttore sanitario Matilde Carlucci, del direttore amministrativo Tiziana Di Matteo, del responsabile della Sanità pubblica dipartimentale Giuseppe Calabrese e del direttore Area tecnica Claudio Forte.
I dirigenti erano stati convocati alle 9.30 di oggi dinanzi al gip Giuseppe De Benedictis per sottoporsi agli interrogatori all’esito dei quali il giudice avrebbe deciso sulla loro interdizione.
Gli indagati sono assistiti dai legali di fiducia, gli avvocati Carmelo Piccolo, Michele Laforgia e Francesco Paolo Sisto. A quanto si apprende, le difese hanno depositato documentazione e la Procura ha chiesto i termini per esaminarla. Gli interrogatori sono così ora in programma venerdì 4 dicembre alla stessa ora.
90 GIORNI PER LA BONIFICA - Il Policlinico di Bari ha 90 giorni per fare tutti gli adempimenti necessari alla bonifica della rete idrica dei reparti «infetti» da legionella nei quali, dal 2018 ad oggi, sono deceduti quattro pazienti dopo aver contratto il batterio durante la degenza. Lo ha stabilito il gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis su richiesta della Procura la quale, dopo il sequestro preventivo con facoltà d’uso disposto per i due padiglioni Chini e Asclepios, aveva sollecitato il Tribunale a «indicare un termine temporale entro il quale le strutture sanitarie di cui trattasi dovranno essere adeguate alla normativa vigente ai fini dell’azzeramento del rischio da infezione, decorso il quale dovrà provvedersi alla revoca della facoltà di uso».
Nella richiesta di sequestro i magistrati inquirenti, l'aggiunto Alessio Coccioli e la pm Grazia Errede con la supervisione del procuratore facente funzione Roberto Rossi, avevano evidenziato il «rischio elevatissimo di ulteriori decessi per infezione da legionella», che causa polmonite, sottolineando che «proprio in un grave periodo di emergenza sanitaria, come quello collegato alla pandemia da Covid, l'afflusso presso le strutture sanitarie di pazienti aventi comorbilità riguardanti l’apparato respiratorio determinerebbe una situazione contingente di rischio ancora più allarmante».