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Bari, la domenica a S.Croce una messa in inglese dedicata agli stranieri

Bari, la domenica a S.Croce una messa in inglese dedicata agli stranieri

 
Rita Schena

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Rita Schena

Bari, la domenica a S.Croce una messa in inglese dedicata agli stranieri

Tra Bari e provincia al momento ci sono oltre 48mila stranieri

Venerdì 17 Gennaio 2020, 10:24

Inclusione è anche una messa celebrata in una lingua straniera. È quanto accade ogni domenica alla parrocchia di Santa Croce dove si tiene una funzione religiosa in inglese e poi si pranza tutti insieme. «Lo facciamo per 35 migranti che vivono così la nostra comunità», spiega con semplicità il parroco don Vito Marziliano.
Un abbraccio, una mano tesa quello che spesso serve per includere e non escludere, tanto che proprio Santa Croce è il luogo dove è stato presentato il XXVIII Rapporto Immigrazione a cura della Caritas diocesana e Fondazione Migrantes.
«Un rapporto che punta con i suoi numeri a rivedere un po' di stereotipi che ci sono stati serviti da una certa retorica», spiega il suo curatore Simone Varisco.

E uno dei concetti che vengono smontati subito è che no, non è in atto nessuna invasione dell'Italia e dell'Europa, tanto che i flussi migratori che si muovono nel Mediterraneo, e vedono spesso la Puglia in prima linea, non rientrano neanche tra i primi 5 corridoi internazionali attraverso cui transitano milioni di migranti tra Asia, Africa ed Americhe.
«Per essere più chiari tra Bari e provincia sono al momento residenti 48.058 cittadini stranieri che rappresentano il 3,4% della popolazione totale – sottolinea Varisco -. Stiamo parlando di stranieri regolarmente residenti, che hanno un lavoro, mandano i loro figli a scuola, usano il sistema sanitario, pagano le tasse. Il dato è ufficiale aggiornato al primo gennaio 2019 da rilevazioni Istat».
La percentuale barese è identica al dato regionale: in Puglia vivono 138.811 stranieri e la nostra regione è la 19ª su 21 per incidenza di stranieri sulla sua popolazione totale.

«Voglio sottolineare che questo Rapporto non ha conteggiato i flussi migratori che spesso troviamo sui giornali – spiega Varisco –, qui non ci sono i barconi e gli sbarchi. Invece stiamo parlando di tutti quei cittadini stranieri che vivono al nostro fianco da tempo, che troviamo accanto a noi quando andiamo al cinema, che sognano il loro presente e futuro in Italia. Abbiamo fatto una scelta in tal senso per documentare come, quando si parla di “stranieri” o “extracomunitari”, in realtà si parla di problemi generali. I concetti di povertà, lavoro, inclusione coinvolgono tutti noi. Ecco perché nel titolo di questo XXVIII Rapporto è specificato “Non si tratta solo di migranti” e nella copertina si trovano foto sorridenti di italiani e stranieri. Spesso questi “stranieri” vivono i nostri stessi problemi, di conseguenza comprendendo ed affrontando le loro difficoltà, di fatto significa risolvere i problemi di tutti noi, così come avviando percorsi di inclusione significa attrarre ricchezza anche per noi».
In Italia vivono poco più di 5 milioni di stranieri, quasi la stessa cifra di italiani che vivono stabilmente all'estero. La loro incidenza è l'8,7% rispetto alla popolazione totale (in Puglia e a Bari è solo il 3,4%).

Provengono prevalentemente dalla Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina. In Puglia invece di cittadini ucraini è più massiccia la presenza di senegalesi.
«A questi 5 milioni si devono aggiungere circa 5-600mila immigrati irregolari – dice Varisco -. Anche solo questi numeri fanno capire che né l'Italia, né la Puglia vivono alcuna “invasione”. Il fenomeno migratorio è molto vario e se in questi ultimi anni è pressante il messaggio che i nostri territori sono presi d'assalto, in realtà non è così. Appartengono a gruppi come i romeni o gli albanesi, che vivono in Italia da anni, per il 60% lavorano con impieghi regolari, anche se spesso di tipologia inferiore rispetto ai loro titoli di studio. Hanno lauree non riconosciute nel nostro Paese e per questo motivo fanno le badanti, i pizzaioli o i camerieri. Un po' come succede ai nostri giovani all'estero e questo può creare stati di frustrazione. Per i lavori che svolgono vengono pagati meno degli italiani e questo scatena quelle guerre tra poveri, per le quali li si accusa di rubare il lavoro agli italiani. In realtà quello che manca è il controllo che tutto venga svolto secondo la legge».

Scorrendo le pagine del Rapporto emergono altri dati interessanti: in Puglia il 10% delle imprese sono rette da extracomunitari. «Si tratta di piccolissime realtà, commerciali o di servizio, spesso avviate per sfuggire allo sfruttamento».
«Mi rendo conto che leggere un Rapporto come questo può alimentare la noia di vedere tutti questi numeri – spiega Varisco -. I dati sono noiosi, non ci coinvolgono se non vengono spiegati, ma sono l'unica base certa per un ragionamento non ipotetico. In questi ultimi anni invece è cambiata un po' la sensibilità, si preferisce ragionare di pancia. È quello che accade sui social».
Il problema insomma non è nell'accoglienza, ma nella corretta gestione dell'accoglienza che non deve alimentare allarmi, ma coinvolgere tutti.
«Faccio un altro esempio: quando si affronta la povertà non si deve scatenare la polemica del “prima gli italiani”, ma prima i poveri. Se poi i poveri sono in parte i migranti non significa che rubano risorse, ma che semplicemente sono i più fragili a cui si deve tendere una mano».

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