assenteismo

Furbetti del cartellino in ospedale a Monopoli e Molfetta, la Procura va avanti

Massimiliano Scagliarini

I licenziamenti della Asl finiscono nei fascicoli delle procure: decisioni tutte notificate

I 27 licenziamenti e le 24 sospensioni disposte mercoledì dalla Asl di Bari entrano nei fascicoli di indagine sui furbetti del cartellino negli ospedali di Monopoli e Molfetta. Ieri la Finanza e i carabinieri, titolari delle indagini delegate rispettivamente dalla Procura di Trani (per il «Tonino Bello») e da quella di Bari (per il «San Giacomo») hanno infatti proceduto ad acquisire i 51 procedimenti disciplinari con le delibere firmate dal direttore generale della Asl, Antonio Sanguedolce.

I procedimenti penali tornano dunque a incrociare quelli amministrativi, visto che i fascicoli dell’Ufficio procedimenti disciplinari finiranno tra le prove di accusa nei confronti di tutti gli indagati. La Asl ha applicato la legge Madia, temperata però con i principi espressi dalla Cassazione: chi è accusato di condotte lievi ha infatti evitato il licenziamento, con una sospensione più o meno lunga che - regolamenti alla mano - ha valore retroattivo, dal giorno della sospensione dal lavoro disposta per effetto dei provvedimenti della magistratura. Significa che i due mesi più o meno trascorsi dagli arresti si scomputano dalla sospensione, che comporta ovviamente anche la sospensione della retribuzione.

I licenziamenti hanno colpito in particolare i dipendenti dell’ospedale di Monopoli, oggetto dell’indagine coordinata dal pm Chiara Giordano (e non dal pm Grazia Errede, come abbiamo scritto ieri). Qui lavoravano 10 dei 12 medici licenziati e 9 dei 10 medici sospesi, tutti accusati di truffa al servizio sanitario regionale per essersi allontanati arbitrariamente dal lavoro dopo aver timbrato il cartellino. Condotte che ora, chiuse le indagini, passeranno all’esame dei giudici penali: i medici coinvolti non sono finora rientrati al lavoro, lo faranno (se non licenziati) una volta scontate le sospensioni cautelari. Fermo restando, naturalmente, il diritto di ciascuno a rivolgersi al giudice del lavoro per impugnare le sanzioni disciplinari emesse in applicazione del contratto di lavoro e del Testo unico dei pubblici dipendenti: i due piani non si intersecano, ma una eventuale assoluzione nel procedimento penale potrebbe avere valore (anche retroattivo) sul fronte del rapporto di lavoro.

La Asl ha completato a tempo di record i 52 procedimenti disciplinari (uno si è concluso con l’archiviazione) che hanno riguardato medici e dipendenti di comparto (va precisato che tra questi non ci sono infermieri). Già nella serata di mercoledì i procedimenti sono stati comunicati agli interessati o ai loro difensori attraverso le Pec. Un superlavoro (100 delibere pubblicate in un giorno) che si spiega appunto con i tempi ridottissimi imposti dalla legge Madia, che prevede il licenziamento senza preavviso per chi viene scoperto a truffare lo Stato sull’orario di lavoro. Nel caso delle indagini sui due ospedali, la prova è nelle telecamere e nei tabulati con le timbrature. La Asl, attraverso la consulenza del penalista Beppe Modesti e del lavorista Ettore Sbarra, ha però interpretato la legge nel senso indicato da alcune pronunce della Cassazione che introducono il principio della proporzionalità tra la violazione e la sanzione (principio invece assente nella legge): è questo il motivo in base a cui non tutti i lavoratori sono stati licenziati.

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