Ma i gazebo di Bari vecchia vanno smantellati oppure no? Da ieri, come da regolamento comunale, i gazebo sono ufficialmente abusivi, quindi andrebbero smontati. «Intanto bisogna fare una distinzione – spiega Gianni Del Mastro, presidente dell’Associazione ristoratori del borgo antico - Sono ufficialmente abusivi i quattro gazebo dei locali collocati nella cosiddetta “zona marrone”, cioè la zona maggiormente vincolata perché ci sono i monumenti di pregio storico, come il Palazzo del Sedile. Anche se nella zona marrone, non è però abusiva la struttura della gelateria “Martinucci”, che sulla questione ha vinto il ricorso al Tar. Tutti gli altri gazebo, invece, dovrebbero essere smantellati ogni sera. Così dice il regolamento».
Il regolamento comunale a cui fa riferimento Del Mastro risale al 2011; l'articolo 35 bis, in particolare, regola l'occupazione del suolo pubblico in città. Alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, comunque, spetta l'ultima parola. All'epoca si raggiunse la salomonica decisione di autorizzare l’uso di gazebo, che però avrebbero dovuto consentire per alcune ore del giorno la «visibilità» ai beni di interesse storico e monumentale ad essi adiacenti.
«Una follia a dir poco. – ribadisce Del Mastro – Le attività commerciali aprono al mattino presto e chiudono intorno alle due di notte. Ci viene chiesto di smontarli a fine giornata lavorativa. Le zone di pregio che i gazebo nascondono a questo punto sarebbero “visionabili” dalle due di notte fino al mattino dopo? Di più: il comma 2 del 34bis obbliga lo smontaggio ogni sera di ogni arredo esterno, da rimontare la mattina dopo. Come si pensa di poter consentire l’uso di tavolini, ombrelloni e paraventi e pretendere che ogni sera si riescano ad immagazzinare in locali dalle metrature limitate? Se solo fossero più ampi, non ricorrerebbero certo ai gazebo per esercitare la loro attività».
Quella dei gazebo è una storia infinita che prende le mosse almeno quindici anni fa. Si va avanti a suon di proroghe e regimi transitori relativi all'occupazione di suolo pubblico da parte delle attività di ristorazione. Saranno pure abusivi, ma i gazebo sono ancora lì. E molti locali, per dirla tutta, hanno anche sovrautilizzato lo spazio pubblico concesso: l'effetto suk, in certe zone, è inevitabile.
Ultimo atto, la lettera che qualche giorno fa Antonio Decaro scrive a Francesco Canestrini, direttore della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana. Il sindaco, in sostanza, ha chiesto la proroga di sei mesi della moratoria e del regime transitorio, scaduto appunto il 21 settembre, già approvato con delibera di giunta e oggetto di un protocollo d’intesa tra Comune e Soprintendenza, sottoscritto lo scorso 21 marzo.
Arriva direttamente dai commercianti invece la proposta di una progettazione unitaria da sottoporre al vaglio delle amministrazioni coinvolte.
«Comunque la proroga di sei mesi sposta il problema, non lo risolve – commenta Del Mastro - Credo sia arrivato il momento di utilizzare questo periodo per lavorare tutti assieme ad un progetto unitario da sottoporre a sovrintendenza e comune, così come suggerito dal sindaco. E magari a seguire un tavolo tecnico con tutti gli attori coinvolti».
Problema nel problema: sono circa 800 i locali coinvolti ma gli stessi titolari hanno esigenze, idee (e budget) diversi. «Se il progetto viene approvato, sicuramente i gazebo vanno rifatti ex novo, quanto meno per uniformità estetica. - spiega Del Mastro - Il costo va dai 15mila ai 20mila euro, e molti esercenti non hanno le risorse economiche per affrontarlo».