CORATO - Fine della corsa. Dopo soli 88 giorni dalla sua elezione, Pasquale D’Introno non è più il sindaco di Corato. A decretarne la caduta, al culmine di una travagliata crisi politica che ha accompagnato l’amministrazione sin dalle primissime battute, sono state le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali. Ieri, intorno all’ora di pranzo, in 14 (ma ne sarebbero bastati 13) hanno depositato le firme dinanzi a un notaio, determinando la fine immediata dell’esecutivo.
A dimettersi sono stati gli 8 esponenti di Direzione Italia (Gabriele Diaferia, Ignazio Salerno, Filippo Tatò, Nando Bucci, Lella Sergio, Gianni Berardi, Leonardo Miccoli e Aldo De Palma), Enzo Mastrodonato e Riccardo Porro di Fratelli d’Italia (il partito più vicino a D’Introno), Cosimo Zitoli (presente nel gruppo misto ma, di fatto, nelle file di Forza Italia), Domenico Tedeschi di Idea e i consiglieri di opposizione Paolo Loizzo (Italia in comune, Ape, Sinistra democratica) e Nico Longo (Movimento 5 stelle). «A testa alta, anzi altissima. Un abbraccio a tutti i miei concittadini» è stato l’unico commento dell’ormai ex sindaco, diffuso attraverso i social come spesso ha fatto in questi tre mesi. Le dimissioni dei consiglieri sono state protocollate a Palazzo di città nonostante solo poche prima D’Introno avesse formalmente accettato di azzerare la giunta, condizione posta dalla «sua» maggioranza - ma anche dai vertici provinciali di Direzione Italia e Fratelli d’Italia - per riprendere il dialogo tra le forze politiche. Ma, evidentemente, non è bastato.
La profonda spaccatura tra sindaco e maggioranza si è materializzata il 22 luglio scorso. Nel primo consiglio comunale, quando tutti attendevano la ufficializzazione della giunta, D’Introno non si è presentato in aula, facendo sapere tramite Facebook di aver presentato le dimissioni (poi ritirate venti giorni più tardi), presumibilmente a causa del mancato accordo sui nomi degli assessori. Un paio di giorni dopo il sindaco ha quindi nominato una giunta diversa da quella prevista dagli accordi elettorali presi con la sua coalizione. Ed è stato l’inizio della fine. Da quel momento la maggioranza non si è più presentata in aula e l’assemblea non è riuscita neppure ad eleggere il presidente - primo punto all’ordine del giorno - o a ratificare la nomina dei revisori dei conti. Persino il giuramento del primo cittadino non ha avuto luogo. Ora il consiglio comunale - di cui proprio ieri era prevista l’ennesima riunione - verrà sciolto e in città tornerà ancora una volta il commissario straordinario.
















