Disservizi e interruzione delle prestazioni, personale inadeguato o in alcuni casi non disponibile a sostituire gli operatori che vanno in ferie, lettere e richieste che rimangano inascoltate. Da anni. La denuncia arriva da Acquaviva delle Fonti e a farla è Ciro Armigero, figlio di un paziente affetto da Sla, la terribile Sclerosi laterale amiotrofica.
Suo padre ha 65 anni e da cinque lotta contro la malattia. L’uomo è beneficiario di prestazioni offerte dal Servizio di Adi (Assistenza domiciliare integrata) che è applicato dalle Aziende sanitarie locali attraverso i distretti socio-sanitari e i Comuni, associati in Ambiti (in questo caso l’Ambito di Grumo, a cui Acquaviva fa riferimento). Le prestazioni sono erogate sulla base di un «Pai» (piano di assistenza individualizzato) che viene redatto in sede di Uvm (Unità di valutazione multidisciplinare).
«Ad agosto gli operatori vanno in ferie – accusa Armigero – e la Cooperativa che lo gestisce non è in grado di inviare sostituti o spesso ci invia sostituti che non sono all’altezza dei compiti, costringendo noi famiglie a chiedere addirittura la sospensione del servizio».
E allora che si fa? «Ci rimbocchiamo le maniche e paghiamo altri operatori di tasca nostra – dice Armigero – ma non tutti sono in grado di sostenere queste spese. Nei giorni scorsi ho evidenziato al responsabile del distretto di Grumo Appula l’imminente situazione, evidentemente non comunicata dalla cooperativa, ma senza riscontro. Sono mesi che mi ostino nel sollecitare una formale verifica di quanto questi Enti continuano a fare e disfare sulla pelle dell’utenza servita, ma invano. Ora siamo costretti a subire l’interruzione dei servizi di logopedia e la sospensione dei servizi degli operatori socio-assistenziali. La mia personale azione di denuncia e condanna di queste violenze non si fermerà fin quando il presidente Emiliano (il presidente della giunta della Regione Puglia - n.d.r.) e i dirigenti coinvolti non prenderanno contezza di quanto accade nelle nostre case. Auspico un intervento della Procura della Repubblica in grado di accendere un faro su quelle che, a mio parere, sono le responsabilità di chi questi servizi e questi fornitori ha il dovere di controllare».
Le famiglie sono in affanno: «Ci troviamo in difficoltà, perché oltre a gestire la malattia dobbiamo affrontare un disagio psicologico. Mio padre è seguito da mia madre che ha 61 anni e per fortuna è infermiera e quindi ha competenze che le consentono di far fronte anche a situazioni difficili. Ma non è possibile vivere così. Trattare i pazienti e le loro famiglie in questo modo è un’istigazione al suicidio».