BARI - Con l’arrivo dell’estate aumenta il numero di utenti e il mercato, soprattutto quello dello spaccio, si attrezza per far fronte alla maggiore richiesta. Si sta più fuori casa, la movida notturna aumenta, aumentano le temperature e si organizzano feste in spiaggia, i rave party e nel fine settimana centinaia di ragazzi sono pronti allo «sballo» facendo impennare il consumo di queste sostanze. Abbiamo chiesto ad Antonio Taranto, direttore del Dipartimento di dipendenze patologiche della Asl di Bari di spiegarci i motivi di questo fenomeno in crescita costante secondo quanto riportato dall’osservatorio epidemiologico regionale. In passato i ragazzi si riunivano in luoghi ove era possibile usare l’arma della simpatia, della conversazione e della creatività per conquistare l’attenzione degli altri. Oggi si cercano scorciatoie e «filtri magici»: la musica alta impedisce di parlare, nascondendo una capacità di dialogo sempre più carente; la cultura dell’immagine inibisce la creatività, sostituendola con i brand di moda e, soprattutto, l’«educazione a desiderare» è stata sostituita dall’educazione del «tutto e subito». La rapidità con cui si devono consumare relazioni umane e le esperienze di moda può essere uno dei motivi che spinge a disinibirsi ed energizzarsi con i «filtri magici» moderni: alcol, THC, cocaina, anfetamine.
Quali sono i dati raccolti dalla Asl di Bari in merito a questo fenomeno?
«Il dato più preoccupante è la precocizzazione dei comportamenti d’abuso. Oggi infatti si comincia tra i 15 e i 16 anni, e aumentano i casi di bambini (10-12 anni) catturati in maniera grave dai giochi elettronici, per i quali perdono il sonno e si allontanano dalle attività fisiche».
Come si diventa dipendenti?
«Si diventa dipendenti usando le droghe o mettendo in atto comportamenti in grado di attivare nel cervello gli stessi “circuiti” della dipendenza (gioco d’azzardo o elettronici, shopping compulsivo, dipendenze affettive, alcuni disturbi del comportamento alimentare). È opportuno spiegare che a monte della scelta di esporsi al rischio di una dipendenza patologica c’è sempre una fragilità “bio-psico-sociale” che trova una sciagurata compensazione negli effetti delle droghe materiali e immateriali. La vulnerabilità alle droghe possiamo considerarla una sorta di tentativo di autoterapia».
Quali sono le droghe più diffuse? Chi ne fa uso?
«I giovanissimi usano il THC (hashish o marijuana) come se fosse, addirittura, una sostanza benefica. Ultimamente è stato rilevato inoltre un incremento dell’uso di cocaina. Ed è stato registrato anche il ritorno dell’eroina».
In base a cosa si sceglie una sostanza piuttosto che un’altra? A quanti anni si comincia? E l’età incide sulla scelta della sostanza?
« Il primo approccio con le sostanze che creano dipendenza è con il tabacco. Subito dopo ci sono li spinelli. È l’effetto del proselitismo e della partecipazione al gruppo associati ad un atteggiamento collettivo di tolleranza, se non di rassegnazione, rispetto all’uso delle droghe. I ragazzi emotivamente più sani liquidano le prime esperienze drogastiche come semplici trasgressioni passeggere. I ragazzi più fragili ne rimangono catturati e iniziano la carriera verso le droghe più pericolose».
Come si può interrompere questa catena? Ci sono delle azioni che potrebbero essere rafforzate per contrastare il fenomeno di uso di droghe?
«Servirebbe innanzi tutto una colossale operazione culturale di educazione alla legalità. Poi bisogna potenziare la capacità dei genitori di coltivare valori pro-sociali, l’efficacia della comunicazione, il rispetto dei ritmi naturali della crescita (veglia-sonno), la capacità di dilazionare il soddisfacimento del desiderio. Insomma dire ad un bambino, a giugno, che siccome sei stato bravo a scuola, se continui ad essere bravo, a dicembre, Babbo Natale ti porterà un bel dono sarebbe un ottimo stile educativo. Ma questo comporta il bisogno di rassicurare ogni giorno il bambino sulla credibilità e affidabilità degli educatori».