FRANCESCO PETRUZZELLI
Una moratoria (sospensione delle multe) per i cinque locali pubblici raggiunti da sanzioni e diffide, norme transitorie sino al via libera delle modifiche al regolamento comunale e, soprattutto, l’eliminazione di quel fastidioso articolo del testo, il comma 2 del 34bis che obbliga lo smontaggio ogni sera di ogni arredo esterno, lasciando la facoltà di rimontarlo l’indomani mattina. Dai tavolini agli ombrelloni, passando per i poco maneggevoli paraventi.
Sono queste le tre proposte rilanciate dai ristoratori di Bari Vecchia alla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici della Città Metropolitana durante un proficuo incontro tra le parti. Ieri mattina i due delegati del vasto movimento che ha nuovamente riunito i titolari di bar, ristoranti e pub (soprattutto quelli del borgo antico, ma l’eco ha ormai superato i confini) sono stati ricevuti dal soprintendente Luigi La Rocca. Un colloquio cordiale e sereno di circa un’ora e durante il quale sono state esposte le ragioni che hanno fatto rimpiombare la «movida» e la ristorazione nel panico più totale. Insomma, prove di dialogo e di disgelo per tentare di trovare una soluzione definitiva alla riedizione della «guerra dei gazebo» che, dopo sette anni dal primo capitolo, non fa dormire sonni tranquilli a chi gestisce un’attività ristorativa.
«Siamo molto soddisfatti perché dalla Soprintendenza abbiamo recepito delle aperture, c’è tutta la disponibilità a rivedere insieme il regolamento comunale di occupazione di suolo pubblico» spiega uno dei due delegati dei ristoratori, Gianni Del Mastro. Delegati che siederanno martedì mattina alle 10 al tavolo paritetico convocato a Palazzo di Città con i rappresentanti del Comune e della Soprintendenza. In quella sede inizierà il percorso che porterà alle diverse limature del regolamento che, a distanza di sette anni dalla sua entrata in vigore, ha forse dimostrato qualche lacuna e qualche falla. O meglio, qualche inapplicabilità.
Ma sul tavolo finirà anche la questione delle cosiddette zone «marroncine» che, planimetrie alla mano e allegate al regolamento e al protocollo del 2011, riguardano le parti della città maggiormente vincolate. Queste ricadono sì nella «zona a» (Bari Vecchia, i centri storici delle ex frazioni, il Murattiano e il lungomare che va dal Porto a Punta Perotti) e non sono interessate dall’obbligo dello smontaggio serale. Per un motivo semplicissimo: non ci sarebbe nulla da montare e smontare, perché in queste porzioni marroncine non sarebbe proprio consentito occupare l’area antistante il prospetto principale delle chiese e degli immobili vincolati (compresi i monumenti) in base a delle specifiche fasce di rispetto previste dal decreto legislativo 42/2004, il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio: e invece gli arredi esterni ci sono.
E dalla Muraglia all’area attorno alla Cattedrale e alla Basilica passando per le porzioni delle piazze Ferrarese e Mercantile, la presenza di numerosi siti storici e architettonici renderebbe incompatibili le autorizzazioni di occupazione del suolo pubblico proprio per non pregiudicare l’impatto visivo rispetto ai beni e ai contesti tutelati. Una circostanza che i ristoratori vogliono scongiurare, anche solo per una certa solidarietà nei confronti dei locali che sarebbero colpiti da questi stringenti vincoli. Che rischiano di abbattersi alla scadenza naturale e al conseguente mancato rinnovo delle autorizzazioni di occupazioni di suolo pubblico. Anche se resta da capire come mai nessuno abbia posto osservazioni all’inizio, cioè al primo rilascio delle autorizzazioni.