Il senatore a vita Renzo Piano non ha bisogno di presentazioni. Ha scalato le vette del successo nel mondo acquisendo e facendo proprie multiformi esperienze. Si è così potuto imporre anche in Patria come personalità al disopra di ogni e qualsiasi condizionamento, dotata di prestigio indiscusso e dunque di una limpida credibilità di cui si è avuta chiara dimostrazione quando, dopo la terribile tragedia, si è offerto di progettare il nuovo ponte di Genova. Un atto, il suo, guidato non da ragione ma da grande sensibilità ed emozione, un vero gesto d’amore per Genova che è la «sua» città.
Renzo Piano, proponendosi spontaneamente come progettista ha respinto ogni perplessità riguardo eventuali problemi dovuti a una decisione slegata dalle consuete procedure burocratiche per il conferimento di incarichi pubblici.
L’ha fatto con la schiettezza propria del genio talmente concentrato su un problema da disinteressarsi d’ogni possibile diatriba e contestazione. Un atto, il suo, di grande coraggio cui ha corrisposto quello ancor più coraggioso di Marco Bucci, il sindaco di Genova, quando ha accettato di assumersi i pieni poteri a fronte della purtroppo infida burocrazia politica solita imporre la “logica che dietro ogni appalto c’è solo corruzione e ladrocinio e che quindi bisogna costruire continui paletti e vincoli legali e operativi”, come ha commentato in maniera esemplare Carlo Castellano. Una responsabilità che il sindaco Bucci ha fatto propria con esemplare e rara coscienza, incurante dei pericoli che la situazione poteva scatenare, vedi le invidie tipiche di quella corte barocca nella quale tutti noi viviamo e della quale purtroppo molto spesso siamo complici.
Le decisioni prese da Renzo Piano e Marco Bucci manifestano l’elevata sensibilità propria dei grandi personaggi capaci di commuoversi di fronte all’ineluttabilità d’una immensa tragedia traendone la forza e il coraggio di affrontarne le conseguenze senza tentennamenti di sorta.
Sentimenti, questi, posti nel giusto risalto dal discorso che Renzo Piano ha pronunciato il 3 agosto 2020 a Genova in occasione dell’inaugurazione del nuovo ponte San Giorgio. Un discorso brevissimo (poco più di sei minuti), essenziale, nel quale ogni parola aveva un proprio senso compiuto, indispensabile, mai superfluo. Un discorso che Edoardo Segantini ha giustamente così commentato: “Ci sono discorsi pubblici che vengono dimenticati nell’attimo stessi in cui sono pronunciati, corrono via come acqua in un tombino. E altri che ci fanno capire subito che resteranno a lungo, come una buona, solida, opera.” Proprio così il discorso di Piano – un «buona solida opera» da tutti formalmente apprezzata ma purtroppo del tutto disattesa dal mondo politico. Un discorso non preparato ma che sgorgava piuttosto dal profondo del suo animo: parole semplici e dirette, esemplari per la sintesi e l’estrema chiarezza, parole che hanno saputo evitare ogni facile retorica e la prolissità tipica dei discorsi commemorativi, soprattutto di quelli politici.
Un discorso di «metodo», come ha sottolineato Federico Butera, per indicare un ben preciso «percorso di progettazione», un “progettare insieme” che nella pratica significa un «partecipare insieme» finalizzato alla migliore realizzazione dell’opera. Un metodo che avrebbe dovuto suggerire – ancora secondo Butera - una nuova inedita “etica pubblica di una politica per rilanciare l’Italia delle organizzazioni, insomma un percorso di Italy by design”.
Piano ha detto: “È stato il più bel cantiere che abbia avuto in vita mia”, e questa affermazione trova una sua concretezza riferendosi al contesto italiano caratterizzato “da forza e energia straordinaria”.
Un paese, il nostro, più volte salvato da una eccezionale imprenditorialità che, come afferma Renzo Piano, ben conosce la «magia» del costruire – una magia che sa di «miracolo» anche se Piano afferma che non ”si debba parlare di miracolo”. Ma «miracolo» viene dal latino miraculum nel significato di «cosa meravigliosa» - un fatto eccezionale che desta «meraviglia». E non può non destare meraviglia la realizzazione in tempi estremamente ridotti di un’opera così importante; soprattutto, suscitano meraviglia le non burocratiche modalità adottate in un Paese che vede trionfare la burocrazia!
La costruzione del ponte San Giorgio è stata la chiara testimonianza di come la capacità imprenditoriale italiana possa compiere veri «miracoli» quando le si consenta di operare manifestando liberamente le proprie abilità e il coraggio - come appunto quello di Renzo Piano e delle illuminate autorità genovesi – di opporsi alla nefasta burocrazia italiana con le sue arzigogolate complicazioni contrarie a ogni forma di semplicità.
Quella semplicità che Renzo Piano nel suo breve importante discorso ci ha coraggiosamente indicato con la forza di una passione ben lontana da imbrigliamenti opportunistici - una semplicità, la sua, che sconfina con la poesia che del resto Piano ha voluto chiamare in causa a conclusione del suo discorso per esprimere una linea di condotta vincente, che contrasti i mai dimenticati “lacci e laccioli” in passato evocati da un già allora inascoltato Guido Carli.
Purtroppo, la subdola tecnica del lasciare scivolare inascoltate giuste e costruttive parole si è palesata anche in occasione del mirabile, educativo, esemplare discorso di Piano pronunciato in un contesto particolarmente emozionato date le circostanze e la presenza di uno spesso fin troppo tollerante Primo Ministro e del Capo dello Stato.
È sufficiente scorrere le notizie e i commenti dei giornali usciti dopo l’inaugurazione del ponte di Genova per rendersi conto di quanto sia andato disatteso l’ammirevole intervento di Piano: abbiamo infatti letto notizie d’una caterva di nuove norme la cui utilità sfugge considerando le immediate esigenze del paese. Nessuna notizia però d’una politica presa di coscienza di fronte alle parole di Piano. Per esempio, il 14 settembre 2020 potevamo leggere su L’Economia del Corriere della Sera: “Basta con l’Italia dei cantieri fermi. I soldi ci sono, ora si deve ripartire…” - ma come? Renzo Piano e la municipalità genovese avevano appena e con vigore celebrato un metodo di successo in grado di contrastare l’imperante inefficace, inefficiente burocrazia politica, e i cantieri continuano a rimanere fermi? Ma all’inaugurazione del nuovo ponte di Genova chi ascoltava le giuste e costruttive parole di Renzo Piano, le sue stimolanti indicazioni? C’è da domandarsi se le autorità presenti stessero davvero seguendo il suo discorso. Erano presenti il Capo dello Stato, il primo Ministro e non pochi esponenti politici del nostro Parlamento.
E per concludere, un plauso sincero va rivolto a Federico Butera per aver voluto riproporre in Studi Organizzativi - l’importante rivista di cui è direttore – il discorso di Renzo Piano tanto elogiato e purtroppo già quasi dimenticato…