Il commento

Maggio leccese con Dior e la sua regina salentina

Marco Seclì

Un miracolo all’ombra del barocco: i défilé della celebre maison sono stati ospitati in location esotiche come Marrakech o glamour come Los Angeles

LECCE - «Lecce città d’arte se ne frega di chi arriva e di chi parte». L’adagio sempre in voga per descrivere il carattere dei leccesi, un po’ chiuso nella propria autarchia, un po’ snob fino a rasentare il menefreghismo, non deve valere il prossimo 9 maggio, quando la città diventerà per un giorno la capitale mondiale della moda. Lecce e il Salento non se lo possono permettere, a meno che non si pensi di poter continuare a vivere sugli allori dei recenti successi turistici. Trionfi che iniziano a mostrare il fiato corto e ai quali un’occasione unica darà nuovo respiro a livello internazionale. Dior ha scelto piazza Duomo, gioiello dal fascino capace di giustificare l’«autosufficienza» dei leccesi, per presentare la collezione primavera-estate 2020. Un miracolo all’ombra del barocco: i défilé della celebre maison sono stati ospitati in location esotiche come Marrakech o glamour come Los Angeles. 

Un miracolo perché l’appuntamento che rilancerà Lecce, il Salento e la Puglia nel mondo è, per una volta, a costo zero. Niente fondi statali, regionali, provinciali o comunali per promuoverlo. Allora, com’è possibile che un gruppo che nel 2018 ha fatturato la bellezza di 46 miliardi di euro, controllato dalla più grande multinazionale del lusso del pianeta, la francese Lvmh (proprietaria pure dei marchi Louis Vuitton, Moët & Chandon, Fendi, Céline, Givenchy, Bulgari e via discorrendo), abbia deciso di piazzare la passerella proprio a Lecce?

Questione di radici. La scelta è stata di Maria Grazia Chiuri, stilista, direttrice creativa di Dior, prima donna alla guida della maison francese e prima italiana dopo Gianfranco Ferré. Un ruolo che le è valso, prima donna anche in questo caso, la Legion d’Onore, massima onorificenza della Repubblica francese. Ma la scalata prodigiosa delle vette dell’haute couture internazionale è partita da una passione fiorita nel laboratorio sartoriale della madre, che per seguire il marito militare lasciò Tricase per trasferirsi a Roma, dove Maria Grazia Chiuri è nata 55 anni fa. Si divide tra la capitale italiana, dove vive la sua famiglia, Parigi, Londra e ovunque la porti la sua professione. Il legame col Salento, col Capo di Leuca, non si è mai interrotto. Ci tornava tutte le estati da bambina, oggi sta ristrutturando un’antica abitazione nella piazza di Caprarica del Capo, rione di Tricase. Un amore per la terra d’origine che la vita da donna in carriera non ha scalfito. Chi la conosce, del resto, la descrive come affabile e dolce. Tutto il contrario, per restare in tema, della cinica direttrice di Vogue interpretata da un’impareggiabile Meryl Streep ne «Il diavolo veste Prada».

Maria Grazia Chiuri aveva negli occhi la suggestione magica di piazza Duomo e l’ha voluta per presentare la sua nuova collezione. I buoni uffici del sindaco Carlo Salvemini hanno facilitato la scelta di Dior. Un evento simile muove una macchina organizzativa poderosa, richiama testimonial, addetti ai lavori e i principali operatori da tutto il mondo. Le ricadute economiche ci saranno a breve termine, ma bisognerà avere la capacità di sfruttare la vetrina internazionale soprattutto in chiave futura. Perché tutto non si risolva in una toccata e fuga.

Lecce dovrà farsi trovare pronta e il sindaco è già al lavoro, in accordo con la Curia e la Prefettura. Ma, in questi casi, ognuno è chiamato a fare la propria parte nell’accoglienza. La città d’arte che se ne infischia di chi arriva e di chi parte, per qualche giorno, cambi registro.

L’occasione è irripetibile e nessuno, stavolta, può permettersi il lusso di lasciarsela scappare.

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