LECCE - Regole più stringenti per garantire la tracciabilità e quindi la qualità dell’olio extravergine salentino. È questo l’obiettivo del nuovo disciplinare di produzione promosso dalla Camera di commercio di Lecce e dal Consorzio olio Dop “Terra d’Otranto” e infine approvato dal ministero dell’Agricoltura.
«Con il nuovo disciplinare si mette fine a un lungo percorso che ci ha visti in prima linea per rilanciare l’olio extravergine salentino, dopo la grave crisi scatenata dalla xylella», ha chiarito ieri il presidente del Consorzio, Giovanni Melcarne, in un incontro cui hanno partecipato anche il presidente dell’ente camerale Mario Vadrucci e il segretario generale Francesco De Giorgio. «Oggi raccogliamo i primi risultati della sperimentazione di nuove cultivar, iniziata due anni fa con l’obiettivo di trovare alternative alla Favolosa - ha puntualizzato Vadrucci - I nostri imprenditori non sono rimasti fermi ad aspettare i risultati del laboratorio fitopatologico di Bari e l’ente camerale ha raccolto la loro richiesta di aiuto, iniziando un’interlocuzione con il ministero».
Il disciplinare, che lo stesso dicastero ha definito un caso da manuale per il resto del Paese, fissa norme più stringenti per garantire la tracciabilità del prodotto Dop. «È un disciplinare moderno e semplificato che garantirà la qualità dell’olio e l’integrità delle sue caratteristiche fisiche ed organolettiche, contro i tentativi di contraffazione e a tutto vantaggio dei consumatori», ha sottolineato Melcarne.
Nel dettaglio: il prodotto dovrà contenere per il 60%, oltre alle cultivar tradizionali Cellina di Nardò e Ogliarola, anche le nuove cultivar resistenti alla xylella. Quattro le varietà prese in considerazione: Leccino; FS17 (detta Favolosa); Lecciana e Leccio del Corno. La zona di produzione è rappresentata dall’intera provincia di Lecce e da parte delle province di Brindisi e Taranto. Le nuove norme abbassano, poi, gli indici di acidità e il numero dei perossidi. I produttori potranno utilizzare le olive raccolte entro il termine massimo del 15 novembre (il limite antecedente era la fine dell’anno). E ancora: i produttori dovranno sottostare a una stima di pre-raccolta e maggiori controlli a monte, affidati all’Organismo di controllo, volti ad assicurare la tracciabilità del prodotto.
«Ferma restando la libertà di impresa e di impianto, con il nuovo disciplinare potremo avere un olio extravergine certificato unico, made in Salento», ha chiosato il direttore del Consorzio che ha annunciato anche l’intenzione di modificare progressivamente il nome del marchio per arrivare alla denominazione definitiva di Dop olio del Salento: «Dobbiamo fare sistema tra le tre province di Lecce, Brindisi e Taranto, simili per territorio ma anche per cultura, in modo da ottenere un unico prodotto di altissima qualità». Da quando il Salento si è ritrovato quasi privo dei suoi olivi secolari, con la produzione olivicola azzerata, il Consorzio ha deciso di puntare sulla nuova strategia della biodiversità: «Sono fiducioso che le nuove cultivar sanno il frutto degli innesti prodotti nel Salento - ha aggiunto Melcarne - La xylella avanza e nel Barese sono arrivati due ceppi particolarmente insidiosi. Ma, nonostante tutto, il fronte negazionista si dimostra ben organizzato e continua ad attaccarci, definendoci terroristi. Sono sempre stato critico del mondo accademico, tuttavia, proprio all’interno di Unisalento esistono menti illuminate che stanno portando avanti la ricerca sul miglioramento genetico della vite, così da non farci cogliere impreparati all’avanzata del batterio».
E il presidente Vadrucci ha annunciato una novità: «È stato presentato in giunta il progetto di una Fondazione che avrà un ruolo di coordinamento tra gli attori del settore agricolo. L’obiettivo è quello di valorizzare, sostenere e promuovere il comparto. La Fondazione è aperta a tutti: enti, associazioni, ordini professionali e fondazioni bancarie. Speriamo di poter contare su una larga partecipazione, non solo in termini economici ma anche dal punto di vista dell’impegno di ciascuno sui progetti comuni».