Le “Stelle di Puglia” tornano a brillare nel firmamento. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Vogliamo diffondere - risponde Felice Sgarra - innanzitutto cultura, lo stile di ogni chef, di ogni casata della ristorazione. Oggi si parla tanto di fine dining, ma il nostro obiettivo è stare bene a tavola, all’insegna dell’unione».
Questa iniziativa è divertimento, gioco, ma anche solidarietà. A volte manca nella ristorazione?
«L’evento è nato dalla voglia di stare insieme, condividendo con i nostri clienti, amici e ospiti questo momento. Il test dello scorso anno, promosso da “Casa Sgarra” e “Quintessenza”, ha funzionato. Vince il legame al territorio, la voglia di ritrovarsi, guardando verso il futuro, in semplicità. Direi che la solidarietà c’è».
Pensare di allargare questo format ai ristoranti stellati italiani?
«Non ci ho mai pensato. Potrebbe essere un’idea. C’è invece un altro format, “Che Puglia”, che prevede la presenza di chef stellati extraregione negli istituti alberghieri. Pensarlo a “Casa Sgarra”? Ci si potrebbe lavorare».
La filosofia di “Casa Sgarra” si fonda sulla valorizzazione delle materie prime e sul recupero delle antiche tradizioni. Che rapporto c’è tra la cucina gourmet e i giovani?
«Oggi si parla di gourmet e di fine dining, ma è importante avere uno scopo di vita. Dopo più di dodici anni di stella Michelin, mi sento di dire alle nuove generazioni che devono seguire le loro passioni, fare il lavoro che amano. Il suggerimento, quindi, è quello di emozionare con quello che si sa fare. E noi non dobbiamo solo insegnare a fare un piatto di pasta, ma anche ricercare il meglio per quel piatto di pasta».
Qual è il futuro della ristorazione stellata pugliese?
«Prima avevo la consapevolezza di fare il cuoco. Oggi, anche quella di fare impresa. Questa serata ci permette di confrontarci anche su questi temi, sulla dinamicità di ognuno di noi. La Puglia sta lavorando benissimo, mi capita di parlarne con l’amico Luca Scandale di “Puglia Promozione”. Dieci anni fa, quando io e i miei fratelli eravamo fuori, era tanto difficile vivere qui. Abbiamo vissuto la bella evoluzione di questa terra, che oggi brilla perché non abbiamo lavorato male, ma possiamo fare anche meglio».
Trani, in questo senso, è una bandiera importante.
«Trani ha due ristoranti stellati. Non è un merito, ma ci piace. I fratelli Sgarra e i fratelli Di Gennaro si ritrovano spesso, anche per condividere un calice di vino insieme. Questa solidarietà fa sistema, funziona. Anche il sindaco della città ha riconosciuto questo valore, perché la magica terra di Trani, insieme alla qualità della ristorazione, attira i visitatori, che spesso tornano perché instauriamo un rapporto di famiglia e non di autorevolezza».
E la famiglia è il segreto del successo di “Casa Sgarra”.
«Sì, a vincere è proprio il senso di famiglia, l’intimità. Quando ci sono una famiglia, un team, una squadra, una donna che ti sostiene, i fratelli, hai un esercito con cui puoi lavorare bene, fare ciò che ti piace e non mollare mai».