La storia
Capitale per un giorno nel 1943 con la presenza del Re e di Badoglio
Ecco come nacquero gli eventi raccontati dalla «Gazzetta» nel settembre del '43
«In cima al barcarizzo si trovava il ministro de Courten, e il comandante la Piazza lo aveva appena salutato, quando, incredibilmente gli apparvero sul ponte il Re, la Regina, il Principe, il Maresciallo Badoglio in mezzo ad un gruppo di persone, parte in uniforme, parte in borghese. Avevano tutti l’aspetto stanco, e gli abiti militari e civili, accusavano una lunga fatica».
Così lo storico Agostino degli Espinosa nel volume “Il regno del Sud” descrisse l’arrivo nel porto di Brindisi, il pomeriggio del 10 settembre 1943, della Nave Baionetta e dell’Incrociatore Scipione l’Africano.
Lo sbarco di Vittorio Emanuele III, della famiglia reale, del capo del governo e di numerosi ministri sotto gli occhi increduli dei numerosi marinai italiani posti a difesa della Piazzaforte militare, rappresentò l’epilogo di una drammatica svolta della storia nazionale dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943.
La scelta di Brindisi da parte del re e di Badoglio (capo del governo), in fuga da Roma all’indomani della resa militare verso la costa Adriatica, avvenne in un difficile contesto. Tale decisione era strettamente connessa alla veloce ritirata dei tedeschi dalla Puglia meridionale in seguito alla difesa del porto di Taranto, all’azione di contrasto di reparti militari italiani tra Taranto e Brindisi, in particolare Ceglie Messapica, ed allo sbarco degli anglo-americani sulla costa pugliese.
Radio Bari la sera dell’11 settembre 1943 e “La Gazzetta del Mezzogiorno”, la mattina successiva, iniziarono a diffondere i tardivi proclami del re Vittorio Emanuele III e di Badoglio che da Brindisi incitarono gli Italiani a reagire agli atti di devastazione ed alle “azioni aggressive dei tedeschi”. “La Gazzetta del Mezzogiorno”, fu dunque il primo organo d’informazione dopo la sistemazione a Brindisi dei rappresentanti della Monarchia e del governo che presentò agli italiani la nuova situazione politico istituzionale dopo la violenta reazione tedesca all’annuncio della cessazione delle ostilità da parte dell’Italia nei confronti degli anglo-americani.
Brindisi e gli altri capoluoghi pugliesi, Lecce, Taranto e soprattutto Bari, costituirono il centro della vita politico istituzionale del piccolo Regno del Sud, la cui sovranità includeva inizialmente due terzi della Puglia. Infatti la provincia di Foggia, teatro di operazioni militari tra tedeschi e alleati, fu posta sotto il Governo militare alleato (Amgot).
Il 13 settembre si installava a Brindisi la Missione Alleata guidata dal generale britannico F. M. MacFarlane con l’incarico, ricevuto da Eisenhower ad Algeri (base del quartier generale delle forze alleate) di controllare e indirizzare l’opera di Badoglio e del re. Gli organi d’informazione internazionale, in particolare Radio Londra, “il Times” e il “The New York Times” (13 settembre) indicarono Brindisi, (assieme a Taranto e Salerno) come territori liberi sotto il controllo delle forze alleate. Il porto della città salentina rappresentò il punto di riferimento dei militari italiani che dalle isole dello Ionio, dall’Albania e dalla Yugoslavia tentarono di sottrarsi ai massacri ed alle deportazioni degli uomini di Hitler. Negli ultimi mesi del 1943, sostiene lo storico Klaus Voigt nel volume, “Il rifugio precario”, “Il numero delle persone che raggiungevano la Puglia, soprattutto Bari e Brindisi su barche pericolosamente sovraffollate, fu in media di 4.000 persone - le autorità alleate calcolarono che una traversata su tre fosse fallita”.
In questo difficile contesto della piccola realtà brindisina (elevata a provincia autonoma nel 1927) iniziava “la vita grama del Regno del Sud”. Nel capoluogo iniziò a svolgere la sua attività il Fronte nazionale d’azione (costituitosi nell’agosto del ’43) divenuto poi Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) ad opera dell’avvocato antifascista Vittorio Palermo originario di Ceglie Messapica. Facevano parte del gruppo costitutivo del CLN esponenti antifascisti, del partito d’Azione, del partito comunista e socialista, tra i quali gli avvocati Felice Assennato, Giovanni Stefanelli. Guglielmo Cafiero, l’ing, Pietro Sala, Beniamino Andriani, Giuseppe De Tommaso, Arturo Sardelli, Antonio Caiuolo, Giuseppe Patrono. In seguito aderirono al CLN - ben presente nei paesi dell’interno, in particolare Mesagne, Ceglie Messapica, Francavilla Fontana, Latiano, Oria - esponenti della democrazia Cristiana, del Partito Liberale della democrazia del lavoro.
La presenza a Brindisi del re, dell’apparato monarchico e del governo militare rappresentò un solido punto di riferimento delle forze di destra e dell’estrema destra. Sotto la tutela della monarchia la grande proprietà terriera, come sostiene lo storico Carmelo Pasimeni “cercò un recupero della propria rappresentatività politica ed economica e tentò al contempo ai dare una risposta allo stato di subalternità in cui la politica autarchica del fascismo l’aveva relegata all’interno del blocco dominante”. In provincia di Brindisi e nel resto del regno del Sud le forze monarchiche utilizzarono strumenti di propaganda, in particolare il settimanale “L’Unione” sostenuto da un ammiraglio e grande proprietario terriero Aslan Granafei di Mesagne ed il conte Dentice di Frasso di San Vito dei Normanni. Si tentò con ogni mezzo di consolidare l’immagine dell’Istituto Monarchico per “assolvere il re dalle responsabilità nell’aver favorito l’ascesa del fascismo”. Il Congresso di Bari dei CLN del gennaio 1944 incrinò decisamente tale progetto con la richiesta di “abdicazione del re responsabile delle sciagure del paese”.
La permanenza a Brindisi del re e del Governo durò sino al di febbraio del 1944 quando si decise il trasferimento a Salerno della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno, che furono collocati nel palazzo del Municipio. Il sovrano e la corte si stabilirono a Ravello, lungo la costa amalfitana, ospiti nella villa dei duchi Di Sangro.