I 130 anni della Gazzetta
Qui Brindisi, metafora del Sud
Una città porta d'oriente alla continua ricerca di uno sviluppo definitivo: il ruolo di un giornale vicino al territorio
Non è semplice confezionare un giornale oggi. Uno, perché i lettori che ogni mattina si avvicinano all’edicola sanno già tutto di quanto è accaduto il giorno prima. Due, perché i lettori più giovani s’informano quasi esclusivamente sui social network e attraverso i nuovi strumenti della comunicazione.
Ma un giornale che dovesse sottrarsi alle nuove sfide - passare dalle notizie agli approfondimenti, dagli annunci alle analisi - è un giornale rinunciatario, è un giornale che ha perso in partenza, perché rifiuta di combattere. Le sfide continue, invece, sono il sale del giornalismo, la sua ragion d’essere, costituiscono l’inatteso che sconvolge percorsi e previsioni.
Un giornale come il nostro non può che fare suo un vecchio slogan della politica radicale: rivoluzione permanente. Un giornale che decidesse di non rinnovarsi ogni giorno non sarebbe un giornale, sarebbe altro, nel migliore dei casi un monumento a se stesso o a una storia gloriosa, ma sempre più sfocata.
La Gazzetta del Mezzogiorno approda oggi a Brindisi per l’ultima tappa pugliese in ricordo dei suoi 130 anni di vita.
Brindisi è una città particolare. Porta d’Oriente e simbolo di una Puglia con uno sviluppo a metà. Da una parte i grandi insediamenti industriali, dall’altra sacche di arretratezza economica per certi versi inspiegabili. Da una parte le eccellenze di un turismo di prestigio mondiale, dall’altra le complicità di una borghesia a caccia di protezioni più che di occasioni.
Nessun economista consiglia di scommettere solo sull’industria delle vacanze per creare ricchezza e lavoro sul territorio. Ma nessun economista sconsiglia di trascurare le beltà di un luogo per attrarre e sedurre visitatori. Purtroppo il partito trasversale del No a tutto impedisce di utilizzare al meglio i tesori che Madre Natura ha generato. Sicché succede che regioni o nazioni meno provviste di giacimenti culturali e fascino naturale riescano a fare più numeri, cioè più fatturato, di terre baciate a oltranza dal Signore.
Il caso Fasano è, come si dice, emblematico e istruttivo. Nel Sud, in Puglia, nel Brindisino, si può fare turismo di eccelsa fattura senza che qualche tele-divo lo ricordi. Il Gruppo Melpignano, artefice del fenomeno partito dalla magia della Masseria San Domenico e approdato al paradiso di Borgo Egnazia, non ha avuto bisogno delle sortite di Flavio Briatore per introdurre l’altissima gamma nell’offerta vacanziera di Puglia.
Un giornale, come la Gazzetta, non può che stimolare quotidianamente il cambio di passo da parte delle classi dirigenti. Le classi dirigenti non possono trasformarsi nel freno allo sviluppo, come spesso capita di rilevare. Le classi dirigenti non devono avere paura del nuovo, né devono aver paura di dire sì a chi ha l’idea più lungimirante o dà prova di autentico coraggio. Le classi dirigenti non devono schivare la competizione, anzi devono auspicarla e, all’occorrenza, rincorrerla.
La cultura è fondamentale nella genesi della ricchezza. Così come l’informazione. Le nazioni più robuste sul piano del Pil sono quelle più informate e istruite. Leggere è il primo comandamento per migliorare la propria condizione, individuale e collettiva. Chi non legge è fuori gioco. Così come è out chi si affida alle credenze e non alla scienza, chi si rifugia nelle conoscenze e non nella conoscenza.
Un fantasma si aggira un po’ dappertutto: l’oscurantismo. Che poi è la faccia più grossolana del relativismo culturale. Grazie all’azione massificatrice e omologatrice della Rete, tutte le teorie e tutti i teorici hanno pari dignità, dal fuoriclasse della scienza all’alchimista delle dicerie più astruse. Ecco perché l’informazione approfondita, la selezione di argomenti, che produce un giornale, in versione on line o off line, è più preziosa di un diamante. Un giornale come La Gazzetta del Mezzogiorno non è solo l’altoparlante di un territorio. È qualcosa di più. È un tavolo per dibattere, per confrontarsi, per sfatare i luoghi comuni sullo sviluppo della nostra terra.
Brindisi è forse la metafora più completa del Sud. La città racchiude tutti i problemi che assillano la Bassa Italia: dall’inquinamento alla criminalità organizzata, dalla disoccupazione al deficit infrastrutturale, dal burocraticismo esasperato alla timidezza industriale.
Non a caso, Brindisi ha vissuto più stagioni politiche delle stagioni pittoriche di Pablo Picasso (1881-1973). Ogni volta la speranza è stata disattesa e sabotata dal Contesto, indistinto sciasciano che toglie energia anche agli spiriti più coraggiosi e ai capitani più ardimentosi.
Bisogna spezzare questo Contesto, bisogna ammazzare il Gattopardo, per citare il titolo di un libro che si richiama al simbolo narrativo dell’immobilismo italico. Un immobilismo che è persino più grave dell’inazione, perché presuppone un incrocio tra ignavia e menefreghismo, irresponsabilità e misoneismo.
Anche Brindisi e il Brindisino soffrono, forse più di altri, l’esodo dei cervelli verso il Nord Italia e l’Europa. Ecco. Fare cultura, fare informazione non significa trattenere in loco gli intelletti migliori, il che non sarebbe giusto e neppure utile. Significa offrire ai giovani la libertà di scegliere il sito fisico in cui esprimersi al meglio, in ossequio alle proprie aspirazioni e qualità professionali.
Un quotidiano, come la Gazzetta, non può che continuare a ispirarsi a questi obiettivi, che hanno scandito la sua storia pluricentenaria. Oggi più di ieri, perché le sfide prossime venture sono ancora più avvincenti.