Dopo il trionfo delle date di Roma e Milano, completamente sold out, LUK3 — giovanissimo talento da milioni di streaming e tra i protagonisti più amati di Amici 24 — continua la sua corsa nei club italiani e il 15 ottobre arriva a Bari, al Demodé, per un'altra tappa del suo viaggio dedicato al suo mondo emotivo e musicale. A soli 18 anni, Luca Pasquariello ha già dimostrato di avere tutte le carte in regola per diventare uno dei nomi più interessanti della nuova scena. Il 1 ottobre è uscito «L’ultimo ballo», il nuovo singolo scritto insieme a Tommaso Santoni (Rondine) e Gianmarco Grande (GRND), che ne ha curato anche la produzione. Un brano che porta un significato molto profondo per l’artista, esplorando il tema di un amore che continua a vivere sotto forma di desiderio, ricordo e presenza invisibile.
Sul palco del tour, organizzato da Color Sound, e che il 16 ottobre lo porterà poi a Napoli, al Duel Club, i sei brani di «Diciotto», il suo primo EP, tra cui l’inedito «Canzoncine», che analizzano le emozioni e le sfumature della generazione Z, un mondo fatto di luci e ombre. Accanto a LUK3, i ballerini Liro & Groose, diretti da Marcello & Mommo Sacchetta, e una band d’eccezione con Steve Tarta (chitarre e arrangiamenti), MACS (tastiere), Filippo Tosto (basso) e Vincenzo Garofalo (batteria), per uno show capace di fondere musica, danza e storytelling emotivo. Originario di Marcianise, in provincia di Caserta, LUK3 ha dichiarato: «Sono felice perché a 18 anni so già cosa farò per tutta la vita. Palchi, adrenalina, scrivere e cantare fino a perdere la voce – è tutto quello che voglio».
Luca, come sono andate le prime date del tour?
«Sono andate davvero bene, ma più che per la performance in sé, sono felice di essermi divertito sul palco. Era l’unica sensazione che volevo provare. Avevo un po’ di paura prima del debutto, ma grazie al pubblico e alle tante persone che hanno lavorato dietro le quinte, mi sono sentito libero e consapevole».
Nello show si percepisce un grande lavoro di squadra. Quanto è stato importante?
«Tantissimo. Per salire sul palco con serenità serve avere un team solido. Ci sono tante persone che il pubblico non vede, ma che rendono possibile tutto questo».
È uscito da poco il nuovo singolo, cosa rappresenta «L’ultimo ballo»?
«Racconta un periodo non bellissimo della mia vita. L’ho superato grazie alla musica. Non perché faccia magie, ma perché ti permette di entrare dentro il dolore, di conoscerlo fino in fondo e di affrontarlo. All’inizio volevo tenerlo per me, era troppo personale, ma poi ho trovato il coraggio di condividerlo».
Nel testo si parla della fine di un amore. Si ispira sempre a esperienze personali o anche alle storie degli altri?
«Per ora racconto solo me stesso, le mie esperienze, le mie emozioni. Ma in futuro mi piacerebbe scrivere anche ispirandomi alle storie di altre persone».
Le prossime date del tour saranno Bari e Napoli. Che rapporto ha con il pubblico del Sud e con i fan?
«È un rapporto molto vero ed equilibrato. Tengo le cose private per me e le esprimo solo attraverso la musica. Credo che chi mi segue l’abbia capito. Non ho bisogno di raccontare la mia vita in altri modi. Quello che voglio dire lo metto tutto nelle canzoni».
Nei suoi concerti c’è una grande attenzione anche per la parte visiva e coreografica. Quanto conta questa dimensione?
«Tantissimo. Non è facile essere credibili anche dal punto di vista scenico, ma mi piace unire canto e movimento. È un tipo di show che sento mio. Abbiamo lavorato tanto per queste prime date, mi auguro che lo spettacolo cresca ancora di più, diventando sempre più curato e completo».
Ha solo 18 anni, ma dimostra già grande maturità. Quando ha capito che la musica sarebbe stata la sua strada?
«Da bambino facevo mille cose: suonavo la chitarra, la batteria, il basso, andavo a scuola di musica… Ma lo “switch” è arrivato quando ho iniziato a scrivere e a cantare. Avevo 13 o 14 anni. Durante il periodo del Covid ho capito davvero che non potevo farne a meno: scrivevo ogni giorno. È stato allora che ho capito che questa sarebbe stata la mia vita».
Guardando al futuro, cosa si augura per lei e per la sua musica?
«Mi auguro di mantenere il rapporto che ho oggi con la musica. Per me non è solo un lavoro: è una forma di sfogo, una conversazione con me stesso. Spero che questo legame resti sempre così puro e che io possa continuare a raccontare la mia verità in ogni canzone».