Sabato 06 Settembre 2025 | 08:56

Molfetta si accende con «Un segno di vita»: all'Eremo c'è Vasco Brondi

 
Bianca Chiriatti

Reporter:

Bianca Chiriatti

Molfetta si accende con «Un segno di vita»: all'Eremo c'è Vasco Brondi

Nel cartellone del Luce Music Festival. E per i 10 anni di «Costellazioni» a dicembre data speciale all’Alcatraz di Milano

Venerdì 14 Giugno 2024, 13:18

MOLFETTA - Parte domani sera, 15 giugno, con un concerto all’Eremo Club di Molfetta (Ba), nel programma del Luce Music Festival, il tour estivo di Vasco Brondi. Il cantautore porterà sul palco i brani dell’ultimo disco «Un Segno di Vita» (Carosello Records), e i pezzi più significativi dei lavori precedenti, come una macchina del tempo.

L'album, uscito a marzo e anticipato dalle tracce «Illumina tutto» e «Fuoco dentro», è un esperimento in cui Brondi esplora nuove dimensioni musicali e tematiche profonde, con la consueta sensibilità e intelligenza. Ed è accompagnato da un «Piccolo manuale di pop impopolare», libretto che racconta il dietro le quinte della creazione artistica. Oltre al tour, organizzato e prodotto da IMARTS - International Music & Arts in collaborazione con Gibilterra Management (biglietti su Ticketone - nella data dell’11 luglio a Ferrara condividerà per la prima volta il palco con i CCCP), è arrivato qualche giorno fa l’annuncio del grande concerto in programma il 2 dicembre 2024 all’Alcatraz di Milano per festeggiare i dieci anni di «Costellazioni», l’album pubblicato nel 2014 che dopo il progetto Le Luci della Centrale Elettrica ha aperto a Vasco Brondi le porte dei grandi spazi live e ampliato la sua popolarità.

Il tour prende il via dalla Puglia, una regione che le ha sempre dimostrato affetto. Cosa le viene in mente se pensa a questa terra?

«Ricordo la prima volta che ho suonato qui, una serata dove c’erano, tra gli altri, Max Gazzè e I Ministri, miei cari amici. Suonammo tanti brani, proprio a Bari, ed è stato bellissimo vedere la Puglia per la prima volta in assoluto dalla prospettiva di un palco. Mi emoziona sempre portare le mie canzoni scritte da tutt’altra parte e vedere ragazzi e ragazze che le cantano con me. Surreale».

Nelle scorse settimane ha già portato in giro le tracce di «Un segno di vita»: quali feedback hanno avuto maggior impatto su di lei?

«È sempre una sensazione forte suonare dal vivo i brani, forse la vera celebrazione di un disco. Il seguito di pubblico è stato sopra le aspettative, anche di partecipazione, cantavamo tutti insieme canzoni uscite la settimana prima. Ed è forte rivedersi al di là degli schermi, far uscire la musica dai luoghi chiusi come faremo nel tour estivo, sono davvero contento».

Nell'album ha inserito un libro che racconta i retroscena della lavorazione: da dove arriva l'ispirazione per continuare a fare musica dopo tanti anni?

«Credo sia sempre importante trovare una scintilla, qualcosa che mi accende l’entusiasmo. Nel libro racconto il processo che ha accompagnato il disco, c’è dentro tutto ciò che è arrivato dalle canzoni. Ogni album è come togliere uno strato fino ad arrivare nel profondo, è questo che mi spinge a continuare».

Si è sempre mosso su un binario che non insegue mode, contemporaneo ma senza snaturarsi: la fascia di pubblico più giovane si avvicina ancora alla sua musica?

«Ho un seguito molto eterogeneo. Nelle prime file ai concerti vedo i ventenni che avevano 5 anni quando è uscito il primo disco, e poi persone che hanno vent’anni più di me. Mi sorprende questa trasversalità. La ricerca continua a essere non solo orizzontale, per espandere il pubblico, ma anche verticale, dal centro incandescente di me stesso per andare verso l’alto, seguire una strada che nessuno ci indica, trovare un percorso unico che solo noi possiamo costruire».

A dicembre festeggerà i dieci anni di «Costellazioni»: cosa è cambiato da quell’esperienza nel modo di approcciarsi al lavoro?

«È stato un enorme cambiamento, ho allargato lo spazio delle mie canzoni. Sono diventate più comprensibili, come se fossero partite da una piccola provincia con pochi amici e avessero varcato un orizzonte. Cerco di essere sempre libero di perlustrare territori, e il rapporto con ogni disco non cambia, non c’è niente da perdere, bisogna buttarsi dentro, allo sbaraglio».

Quando immagina il futuro, quanto in là si proietta?

«Questo lavoro obbliga a evolversi per restare vivi. E io vivo un passo alla volta, per trovare qualcosa che mi entusiasma e alimentare il soffio dell’esistenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)