Un esercizio da virtuosi del canto. Il vocalese, in sintesi, è una tecnica vocale che consiste nell’adattare alla linea melodica di un assolo strumentale un testo lirico di fantasia. Tra i maggiori esponenti restano indimenticabili il pionieristico Eddie Jafferson e Jon Hendricks, maggiore autore del genere, ma anche i Manhattan Transfer, gruppo formato da Janis Siegel, Cheryl Bentyne, Alan Paul e Trist Curless, quest’ultimo ha sostituito il fondatore Tim Hauser, scomparso nel 2014.
Per celebrare i loro 50anni di attività, il gruppo vocale statunitense, domani alle 21 arriva con l’unica data nel Sud Italia al Teatro comunale Fusco di Taranto, per la stagione teatrale 2023 supportata dal Teatro Pubblico Pugliese (biglietti disponibili sul circuito Ticketone). Il gruppo, che prende il nome da uno libro dello scrittore americano John Dos Passos, muove i primi passi nel 1969 a New York City per iniziativa di Tim Hauser. La prima formazione, di cinque elementi, dura lo spazio di un album, poi nel 1972 Hauser decide di muoversi in un ambito più legato al jazz e allo swing, con una formazione di quattro elementi. Da quel momento in poi i Manhattan inanellano tanti successi discografici, compreso gli ultimi Swing, dedicato al repertorio degli Anni ‘30, e Spirit of St. Louis i cui interpretano divinamente i brani di Louis Armstrong.
Proprio parlando del vocalese lo scomparso Mister Hauser, quattordici anno fa dalle pagine della Gazzetta aveva affermato: «È un duro lavoro, un costante esercizio, un buon riscaldamento e tutto il resto. Per molti giovani cantare spesso è sinonimo di una passeggiata, ma purtroppo non è così. Ci vuole tanta dedizione, lavoro e passione, soprattutto quando si vuole cantare in una certa maniera». Come dargli torto visti che, proprio in quest’epoca, sono tanti i cantanti che utilizzano accorgimenti tecnologici per migliorare le scadenti qualità vocali. Nella loro lunga carriera artistica i MT hanno vinto dieci Grammy Awards, hanno ottenuto 20 nomination, milioni di dischi venduti in tutto il mondo, oltre ad essere stati inseriti nella prestigiosa «Vocal Group Hall of Fame».
I Manhattan Transfer hanno fatto scuola per l’uso innovativo della voce attraverso il vocalese. Seguendo appunto l’insegnamento di Jon Hendricks, hanno iniziato con il simulare le emozioni degli strumentisti lasciando che le parole fluissero. Hanno il merito di aver fatto evolvere il vocalese, facendolo uscire dalla big band e dal be-pop per portarlo verso il jazz moderno. Da Chansons d’amour a Boy from New York, sonorità tutte familiari per gli appassionati della band statunitense. In questi lunghi anni, i Manhattan Transfer hanno scavalcato le barriere dei generi musicali, coniugando magistralmente jazz, pop, r&b, r&r, swing, classica e musica a cappella e tanto altro, dando nuova linfa, contemporaneità e, soprattutto, rinnovando la tradizione.
















