La recensione

Con «Tabacco e caffè» viaggio in Brasile attraverso le note

Ugo Sbisà

Il cd del trio di Mirabassi, Balducci e Di Modugno

Troppo spesso, nell’accostarci a quei piccoli vizi che costellano la nostra quotidianità rendendola più rilassata e gustosa, tendiamo a darne per scontata l’esistenza, tralasciando di ripercorrerne la storia. Se invece lo facessimo, ci accorgeremmo di quanti viaggi fantastici potremmo trovarci ad affrontare se solo ci soffermassimo sul significato di un sorso di caffè o, per quanti hanno ancora un rapporto - fisico o letterario che sia - con il tabacco, della fragranza che può provenire dalla boccata di un buon sigaro.


Parte da queste considerazioni il perugino Gabriele Mirabassi, vero fuoriclasse del clarinetto in ambito jazzistico e non solo, per introdurre il cd Tabacco e Caffè, inciso per l’etichetta salentina Dodicilune in compagnia dei pugliesi Nando Di Modugno alla chitarra e Pierluigi Balducci alla chitarra basso.
Tabacco e Caffè, spiega Mirabassi, visti allora come elementi la cui storia riconduce gli ascoltatori nelle piantagioni sudamericane e in modo ancora più specifico in quelle del Brasile, un grande paese alla cui cultura musicale tanto Mirabassi quanto Di Modugno sono profondamente legati. Ecco allora che il titolo dell’album diventa un pretesto per immergersi in una cultura musicale ricca di suggestioni, che il trio ripercorre tenendo sempre ben presente la tradizione aurea del tango brasileiro e dei choros, a suo tempo esaltata da grandi autori del passato quali Nazareth e Pixinguinha. Ma attenzione, perché il riferimento è di natura squisitamente stilistica, dal momento che la scelta dei titoli in scaletta, quando non sono originali, abbraccia autori decisamente più contemporanei.


È infatti del celebre chitarrista Toninho Horta Party in Olinda che apre la selezione proposta dal trio trasportando delicatamente gli ascoltatori nelle più tipiche atmosfere brasiliane della cosiddetta «scuola del Minas Gerais».
Nando di Modugno firma Salgado, una melodia dolcemente malinconica che potrebbe tranquillamente essere stata partorita nella patria di Pelè. E allo stesso modo, anche il vivace e danzante Espinha de truta di Mirabassi guarda con serena ammirazione proprio alla tradizione del Brasile ante bossanova, regalando agli ascoltatori un quadretto prezioso e melodicamente leggiadro. Il tema composto da Henry Mancini per il film Two for the Road di Stanley Donen (1967) si ammanta di una suadente saudade che Balducci esalta praticamente accarezzando le corde del suo basso, mentre lo spumeggiante Frevo di Egberto Gismonti impegna il trio in una esecuzione che cattura.
Il titolo Ellingtoniana non deve trarre in inganno: non si tratta di un medley di temi noti, ma di un omaggio al Duca firmato da Guinga, tra i più noti autori brasiliani contemporanei, che Mirabassi sa rivestire di raffinate nuances jazzistiche confidando sullo swing leggero, ma implacabile dei due partner.


Pierluigi Balducci firma due brani, Tobaco y Cafè e La ballata dei giorni piovosi, confermandosi una volta di più un efficace «scrittore» di musica e non solo un bassista di tutto rispetto. E se il primo è un tema molto in stile col resto del disco, il secondo si apprezza per una melodia venata da una lieve malinconia non esente da momenti di ispirato lirismo.
Conclude la scaletta Choro bandido di Edu Lobo e Chico Buarque, una ballata notturna che i tre sanno esaltare in ogni dettaglio, cesellandola con la dovizia di un calligrafo ottomano.
È raro ascoltare una formazione non stabile che riesca ad esibirsi con un simile stampo cameristico e con tanto accurato equilibrio della dinamiche sonore, rese ancora più difficili dalla presenza di ben due strumenti a corde a sostegno del clarinetto. Ed è proprio in questa delicata alchimia che risiede la marcia in più di un album da ascoltare con calma e più volte, assaporandolo in ogni sua sfumatura. Proprio come si vorrebbe fossero consumati un buon caffè e, magari, un sigaro sudamericano.

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