ARADEO - Partire da una piccola contrada, nel cuore del Salento, per ridisegnare un paesaggio in stato di abbandono e dare valore alle piccole realtà produttive del territorio.
È la sfida di Karadrà, cooperativa agricola con sede ad Aradeo, la stessa che ha riscoperto sul territorio la pratica dell’aridocoltura e nel 2016 ha censito il pomodoro d’Aradeo nell’almanacco delle biodiversità (un pomodoro che cresce e produce senza bisogno di acqua). Adesso la cooperativa si lancia in una nuova sfida, grazie al progetto di governance Piano integrato del paesaggio, denominato «Can.a.l.i.» (acronimo di Canali agroforestazione & legami d’impresa nel Corno dell’Asso).
L’area individuata comprende i feudi di Aradeo e Cutrofiano, una zona ad altissima antropizzazione che vede raggiunto un triste primato nella comunità di Aradeo, prima in provincia per consumo del suolo. In concreto il progetto si pone l’obiettivo di ridisegnare il paesaggio dei canali, sostenendo il Percorso del contratto di fiume per il torrente Asso, guidando la ricostruzione del tessuto rurale e fondiario, con schemi agro ecologici che portino alla valorizzazione delle piccole e medie produzioni, restituendo valore alla piccola proprietà.
«Ben presto, come realtà agricola – spiega la presidente della cooperativa Karadrà, Roberta Bruno - ci siamo scontrati con la morfologia del territorio, che a causa della sua struttura parcellizzata non ci permetteva di espanderci e di conseguenza abbiamo rintracciato lo strumento del piano integrato del paesaggio come necessario per un territorio come il nostro. Gli amministratori di Aradeo – sottolinea - hanno colto l’interesse collettivo all’interno del nostro piano e hanno deciso di farlo proprio con delibera di giunta. Quindi è stato inviato in Regione Puglia, rispondendo al bando di governance che si è tenuto a ottobre 2023. A gennaio 2024 il nostro progetto “Canali” è arrivato secondo in graduatoria regionale. Ci auguriamo che Il nostro intervento, che parte da un paesaggio in stato di abbandono – auspica - possa avere impatto su tutto il sistema, andando a sostegno dell’economia del territorio e di tutte le attività di valorizzazione».
Entro marzo sono previste delle audizioni pubbliche, necessarie a ricucire le comunità con l’ambiente rurale, poiché il progetto prevede anche un percorso collettivo di partecipazione.
La proposta è quella di un modello d’interazione produttiva tra agroforestazione e piccola agricoltura, che a partire dal nucleo di contrada “Cafazza” (sede produttiva della cooperativa e del comitato di contrada Cafazza), possa allargarsi ai territori delle due municipalità individuate.
Poi c’è un secondo obiettivo, non meno ambizioso, che prevede la nascita di un turismo etno-botanico. «Grazie a un percorso di crescita e collaborazione con associazioni, piccole cooperative, reti informali di produttori solidali, realtà ricettive e infine i mercatali – aggiunge la presidente Bruno - si è giunti a codificare le necessità che, se sanate, potrebbero condurre alla semplice gestione del paesaggio, innescando un processo di ri-naturalizzazione delle zone umide, tale da permettere finalmente a questi luoghi – conclude - di diventare la metà di un turismo etno-botanico».