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Riti, con la «bussata» a Taranto cala il sipario con il rientro dei Misteri

Riti, con la «bussata» a Taranto cala il sipario con il rientro dei Misteri

 
Maristella Massari (foto Todaro)

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Maristella Massari (foto Todaro)

Ieri la giornata più densa del triduo della Passione, con il lento pellegrinaggio dell’Addolarata che si chiude nella mestizia e la composta processione del Carmine che svela i dolori del Cristo

Sabato 08 Aprile 2023, 12:19

Oggi cala il sipario sui Riti della Settimana Santa tarantina. Ieri la giornata più densa del triduo della Passione, con il lento pellegrinaggio dell’Addolarata che si chiude nella mestizia e la composta processione del Carmine che svela i dolori del Cristo. Un passaggio di testimone secolare che si compie tra la folla sotto il cielo di Taranto. L’uscita delle statue dal Carmine, com’è ormai tradizione, è segnata dalle preghiere che invitano alla riflessione collettiva. Uno sguardo alla particolare condizione della città. La sofferenza e il bisogno. I Misteri non rappresentano solo l’ultimo atto della trilogia della Settimana Santa tarantina dopo i «perdoni» ai Sepolcri e la processione dell’Addolorata.

Non è solo la tradizione che si rinnova nell’abbraccio corale di migliaia di persone. È anche l’occasione per una preghiera collettiva ed una riflessione comunitaria sull’oggi e sulle questioni che scuotono la società, scegliendo, a testimonianza di tutti i drammi, grandi e piccoli, che riguardano il personale e il globale, un giorno particolare come quello della croce: il Venerdì Santo. Si deve a monsignor Marco Gerardo, padre spirituale dell’arciconfraternita del Carmine, l’introduzione, da alcuni anni a questa parte, di una serie di preghiere scritte ogni anno per i Misteri. Una per ciascuna statua o simbolo. E così la Croce dei Misteri, che viene subito dopo la troccola e il gonfalone, diviene, con i flagelli che colpirono Gesù, il segno dell’oltraggio ai sentimenti. Una città che si ritrova per tradizione fede attorno ai Riti, ma anche per ammirare la straordinaria bellezza dei simulacri, per indugiare sul lento incedere dei penitenti al suono struggente delle marce funebri. Tradizione che si trasforma anche in un grande evento collettivo.

La folla, il rito, l’abbraccio ideale, ma non per questo meno sentito, di migliaia di persone ai confratelli. Un’altra conferma di come i Riti e la Settimana Santa siano un segno che identifica la città, il sigillo di collettività. E fanno ritrovare a Taranto quel senso di appartenenza che quasi mai c’è nelle altre occasioni. Ed è stato così anche nella notte dell’Addolorata. Emozionante, come sempre, l’apparizione della statua sul sagrato del tempio di San Domenico alla mezzanotte, accolta dai fedeli che hanno riempito il pendio, vico Imperiale e piazza Fontana. L’incontro della Madonna col suo popolo. E poi lo scenario dei Misteri, carico di forza, tradizione, suggestività. Le note delle bande, gli appartenenti alle forze dell’ordine schierati in alta uniforme ai lati della chiesa, la gente accalcata dietro le transenne.

Di fronte al lento incedere dei confratelli, sguardi assorti, incuriositi, a volte increduli, ma anche silenzio, preghiera, raccoglimento. Verso sera l’arrivo dell’arcivescovo Filippo Santoro per il discorso alla città e ai confratelli dalla loggia del Carmine (di cui si riporta il contenuto in altro articolo di questa pagina). Il triduo oggi si chiude con il rientro dei Misteri. C’è solo un rumore che si attende e che si vuole sentire chiaro, perché è il felice e tradizionale compimento dei Riti, e sono i tre colpi di mazza che il troccolante batte sul portone della chiesa che a quel punto si spalanca.

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