Venerdì 26 Settembre 2025 | 09:02

Quando nel pomeriggio del 10 agosto incontri Wes Anderson a spasso per le viuzze di Monopoli

 
claudio mezzina

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claudio mezzina

Il Premio Oscar tra i migliori registi contemporanei al mondo ha scelto l'estate dei paesaggi di calce della Puglia per le vacanze assieme alla compagna Juman Malouf e alla loro piccola Freya

Lunedì 11 Agosto 2025, 14:47

Domenica 10 agosto 2025. Tardo pomeriggio. Tutt’Italia in fermento per la notte di San Lorenzo e le sue Perseidi. Moltissimi in ascolto dell’idiosincratica San Lorenzo de “I Cani”, canzone dal piglio esistenziale intesa a mostrare il ridicolo egotismo cui troppo spesso, in qualità di umani, andiamo soggetti. A Monopoli, invece, nel tardo pomeriggio del 10 agosto 2025, noi si stava passeggiando per le viuzze imbiancate di calce, balzando da uno spazio espositivo a un altro del Phest, mostra itinerante di
fotografia e arte ormai di caratura internazionale della quale siamo, da pugliesi, ogni anno più orgogliosi (quest’anno, fra gli altri, giganteggiano nomi quali Parr per la fotografia, Lanthimos per la fotografia cinematografica, Goya per il figurativo), in cerca di un baretto in cui sostare un momento per dissetarci.

Mentre attendevamo – prima di perseguire i nostri intenti – l’arrivo di alcuni amici, c’eravamo chiacchierando pigramente appoggiati alla balaustra del castello cittadino, quando un amico, cinefilo e a noi affine in fatto di gusti, asserisce: «mi pare che alle vostre spalle ci sia Wes Anderson». Inutile specificare l’ovvio: non ci avevamo creduto. Anzi, nel girarci si rideva di gusto nell’attesa di vedere quale improbabile sosia sarebbe apparso a un palmo dal nostro naso. Non facciamo in tempo a ruotare del
tutto che il figuro ci passa di fianco. Era lui. Il Premio Oscar. Uno dei migliori registi contemporanei al mondo, famoso per le sue inquadrature simmetriche, nevrotiche, sospese, per la fotografia delle sue pellicole dai colori eccentricamente esplosivi, per le sue trame in punta di piedi sul bordo della realtà.

Anche lui qui – realizziamo – con buona probabilità per visitare il Phest (Lanthimos e Parr, in particolare, remano spesso nella sua stessa direzione, intesi a regalarci la consapevolezza – nella distorsione della materia o nella focalizzazione su di essa – per cui il reale è sempre un passo oltre l’immaginazione, tanto negli ori quanto nelle punture della quotidianità), e per concedersi un momento estivo di respiro assieme alla compagna Juman Malouf e alla loro piccola Freya. Tentenniamo un attimo.
Poi, il pensiero: «quando ci ricapita...?». Lo inseguiamo un po’ grotteschi quasi fossimo i personaggi di uno dei suoi film. La cosa strana è che nessuno, all’infuori di noi, sembra averlo riconosciuto...

In un inglese, poi, che dirlo goffo è un eufemismo, tremolanti, la domanda rivolta: «Good evening, Wes! Sorry to disturb you... Can we take a picture?». Era vestito di tutto punto. Completo panna e camicia rosa fenicottero con, però, ai piedi un paio di infradito. In effetti, non avremmo potuto aspettarcelo che così, in pieno pendant con la pietra locale. Si presta subito alle foto, scambiamo qualche battuta in cui facciamo a malapena in tempo a dimostrargli la nostra gratitudine per I Tenebaum, Grand Budapest Hotel, The French Dispatch, Fantastic Mr. Fox, poi una stretta di mano calorosa e un «ciao, buon pomeriggio!»
pronunciato da lui con la mano alta proprio come Mr. Fox nell’emozionante scena dell’incontro col lupo.

Non potevamo credere a ciò che era appena successo. Ci allontaniamo dall’angolo di lungomare monopolitano in cui è avvenuto l’incontro sornioni, stralunati, come quando al risveglio da un’operazione si è storditi dall’anestetico. Dunque, per l’intera durata della serata, Mr. Moustafa di Desplat – pezzo fondamentale della colonna sonora di Grand Budapest Hotel – in alternanza a un’altra canzone de “I Cani” intitolata proprio Wes Anderson, hanno preso a suonare nella nostra testa ancora incredula, stranita, trasognata: «Vorrei vivere in un film di Wes Anderson / inquadrature simmetriche e poi partono i Kinks / vorrei l’amore dei film di Wes Anderson / tutto tenerezza e finali agrodolci / e i cattivi non sono cattivi davvero / e i fratelli non sono nemici davvero / ma anche i buoni non sono buoni davvero / proprio come me e te [...]».

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