BARI - E’ arrivata nel porto di Bari la motovedetta della guardia costiera con a bordo i 43 migranti richiedenti asilo per i quali non è stato convalidato il trattenimento nel centro di Gjader in Albania. I migranti, tutti uomini adulti di nazionalità bengalese ed egiziana, saranno trasferiti nel Cara di Bari Palese. A terra ad attenderli oltre ai primi soccorsi e le forze dell’ordine, anche un presidio dell’Arci che denuncia «il flop del modello albanese» e un una serie di «procedure illegittime e condizioni intollerabili» per i migranti. E’ il terzo trasferimento in Italia di migranti inizialmente trattenuti nel centro in Albania. La motovedetta Degrazia, scortata da altre unità della guardia costiera, ha attraccato al molo del terminal crociere del porto di Bari.
Questo gruppo di 43 migranti, che inizialmente era composto da 49 persone, era stato intercettato a sud di Lampedusa qualche giorno fa. Dopo il trasferimento in Albania martedì scorso, in sei erano già stati trasferiti in Italia nei giorni successivi perchè minorenni o vulnerabili.
SBARCO CONCLUSO
Si è concluso in pochi minuti lo sbarco sulla banchina del terminal crociere del porto di Bari lo sbarco dei 43 migranti trasferiti in Italia dopo il no dei giudici al trattenimento nel centro in Albania. La discesa dalla motovedetta della Guardia costiera che li ha portati in Italia è stato salutato dagli applausi di alcune decine di manifestanti dell’Arci fermi in presidio oltre la recinzione che hanno gridato 'libertà' in diverse lingue e 'no border'.
I richiedenti asilo, tutti bengalesi ed egiziani, sono saliti a bordo di un pullman che li sta portando ora nel Cara di Bari Palese.
IL SIT IN DELL'ARCI
Filippo Miraglia, responsabile immigrazioni e asilo per Arci nazionale, che sarà stasera a Bari, dichiara: «Il flop del modello albanese è oramai palese. L’Arci ha partecipato in questi giorni al monitoraggio del Tavolo Asilo e Immigrazione insieme ai parlamentari dell’opposizione, denunciando procedure illegittime e condizioni intollerabili. Abbiamo salutato con soddisfazione la decisione, peraltro scontata, della Corte d’appello di Roma di non convalidare la detenzione dei migranti portati in Albania. Stasera alle 20.30 saremo davanti al luogo in cui approderanno le 43 vittime della propaganda del governo per dare loro il benvenuto nel nostro Paese e in Europa». Anna Caputo, responsabile immigrazioni Arci Puglia, commenta: «Ancora una volta ribadiamo che i soldi pubblici andrebbero spesi con oculatezza. Mentre sanità, scuola, i servizi in genere sono allo sfascio, continuiamo a disperdere centinaia di migliaia di euro per un’operazione di pura propaganda di cui oramai sono consapevoli tutte e tutti».
IL VIMINALE: PROSEGUIAMO
Sul protocollo Italia-Albania «il governo andrà avanti» nonostante le bocciature della Corte d’Appello. Mentre i 43 migranti hanno lasciato il porto di Shengjin a bordo della motovedetta della Guardia costiera italiana per approdare poi a Bari, fonti del Viminale chiariscono di essere decise a proseguire sulla linea dei trattenimenti nei centri per le procedure accelerate alla frontiera. Sul tema, siano le strutture in Italia o in Albania, si sta sviluppando nel nostro Paese «una giurisprudenza che appare di corto respiro destinata a essere superata dagli eventi, visto che - sottolineano dal ministero - le Corti di appello scelgono di rinviare alla Corte di giustizia europea sostanzialmente per prendere tempo, quando si tratta di un sistema già previsto dal nuovo Patto europeo immigrazione e asilo che entrerà al più tardi in vigore nel 2026».
Dunque nessuna resa dell’esecutivo anche di fronte al terzo no dei giudici al trattenimento dei migranti nel centro albanese di Gjader, con una decisione analoga per tutti e quarantatré e che rinvia alla Corte di giustizia europea il compito di diramare i dubbi sul fatto che un Paese possa qualificarsi come sicuro, «quando - dicono i giudici - le condizioni sostanziali per la sua designazione non sono soddisfatte per alcune categorie di persone». Ma nulla cambia nella prospettiva del governo, che - chiariscono anche dal ministero dell’Interno - andrà avanti nella convinzione che il contrasto all’immigrazione irregolare che si avvantaggia dell’utilizzo strumentale delle richieste di asilo sia la strada da perseguire per combattere gli affari dei trafficanti senza scrupoli». Anche perché - viene ancora fatto notare - il Protocollo Italia Albania «è il modello da cui partire per la realizzazione di veri e propri hub regionali sui quali c'è stata piena convergenza da parte dei ministri europei».
La posta in gioco riguarda dunque ancora i centri di Shengjin e Gjader, le strutture volute dal governo, finite al centro delle polemiche a cui l’Europa guarda come un primo esperimento e che il governo rivendica con orgoglio. Ma il Viminale stavolta non ricorrerà in Cassazione, come accaduto in passato, proprio perché i giudici in realtà si sono già espressi. Una sentenza degli ermellini pubblicata lo scorso 30 dicembre ha provato a dare alcune risposte con un’ordinanza interlocutoria in attesa che sul nodo Paesi sicuri sia, nei prossimi mesi, la Corte di giustizia dell’Unione europea a mettere un definitivo tassello di chiarezza. i giudici della suprema Corte afferma intanto che la definizione di Paesi sicuri «spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto». La Cassazione ha quindi, "sospeso ogni provvedimento» in attesa che si pronunci la corte con sede in Lussemburgo. I magistrati, però, offrono «nello spirito di leale cooperazione» la «propria ipotesi di lavoro" senza «tuttavia tradurla né in decisione del ricorso né in principio di diritto suscettibile di orientare le future applicazioni».
Inoltre, secondo quanto emerso lo scorso 29 novembre, almeno due dei recenti rinvii pregiudiziali italiani in tema di riconoscimento della protezione internazionale - riguardanti procedure comuni ai fini del riconoscimento o della revoca dello status di rifugiato - verranno trattati in Corte di giustizia europea con il procedimento accelerato.