BARI - I tecnici dell’Arca Puglia centrale sono intervenuti a tempo di record dopo la richiesta di rimozione da parte della questura. Davanti alla chiesa di San Luca ieri era spuntato un murale che testimonia l’affetto di una parte di Japigia per uno dei suoi figli.
Christian Di Gioia, 27 anni, detto «Big» due figli, fedina penale immacolata, non affiliato ai clan ma vicino a gente vicina alla paranza del quartiere, è morto nella notte tra il 21 e il 22 giugno dello scorso anno, schiantandosi con la sua moto. Stava tornando a casa e dopo aver superato un posto di controllo dei carabinieri (che non lo seguirono) qualche cosa andò storto. Otto mesi dopo, venerdì 23 febbraio, qualcuno ha cominciato a disegnare su una parete di via Guglielmo Appulo, davanti alla chiesa di San Luca, il volto di Christian che sorride a chi lo guarda.
Alle sue spalle una gradinata che sale tra cumuli di nuvole di bel tempo e scompare in una luce accecante. Il dolore e la rabbia per la sua morte spinsero gli amici ed i parenti a teorizzare che quella notte Christian avesse alle calcagna una «gazzella» dei carabinieri. La Procura, il 16 febbraio ha chiesto l’archiviazione del procedimento per omicidio stradale a carico di ignoti, escludendo eventuali responsabilità di terzi. Il giorno del suo funerale decine di moto scortarono il carro funebre con a bordo la bara, facendo tappa - contromano - anche davanti al carcere. Sul corteo la Dda ha chiuso l’inchiesta per blocco stradale con l’aggravante mafiosa. Ci sono 11 indagati.
