BARI - Un provvedimento ingiusto, che scarica tutto sui gestori dei locali e che rischia di devastare completamente il settore della ristorazione. Sono molto allarmati gli imprenditori baresi dalle notizie che trapelano sul nuovo decreto del Governo, che imporrebbe la chiusura dei locali per le 23. Maurizio Mastrorilli e Gianni Del Mastro sono nel direttivo di due associazioni di categoria, la «Movimento imprese» e «Passione Horeca», che raggruppano molti gestori di pub, ristoranti, bar e altri locali della città.
«Si punta il dito contro la movida, rea di aumentare i contagi, ma non c'è alcuna evidenza scientifica su questo concetto – sottolinea Del Mastro -. Con questa equazione ci martellano da mesi. La verità è che è più semplice chiudere i locali, è la scelta più facile che la politica può fare, invece di investire in cultura civica, invece di potenziare i controlli nei confronti di quanti non rispettano le regole».
«Non è giusto che, per chi in maniera sconsiderata se ne sta in giro sino alle due o alle tre di notte senza mascherina o non rispettando le norme di cautela, si debba pagare tutti – fa eco Mastrorilli -. E poi, scusate, che senso ha far chiudere alle 23? Il virus è in agguato solo la sera?».
I gestori sono sul piede di guerra. Con tantissimo sforzo hanno riavviato le loro attività ed ora rischiano di azzerare ogni piccola conquista. «Far chiudere alle 23 significherebbe continuare a far crescere la paura. Nessuno verrebbe più nei locali – spiega Del Mastro -. Ci sono pub e birrerie che iniziano la loro attività dopo le 22, sarebbe il colpo di grazia, come mettere una pietra tombale e non solo per noi gestori. Quello che non si capisce è che la ristorazione non è solo il singolo locale, ma tutta la filiera: da chi ti fornisce i prodotti, alla lavanderia, solo per fare un esempio».
«A fine agosto si è puntato il dito contro le discoteche. Sono state chiuse, ma i contagi sono diminuiti? No. Semplicemente i giovani si sono spostati altrove – mette in evidenza con enfasi Mastrorilli -. L'unico risultato è stato mettere in ginocchio un intero comparto. Nessuno ha pensato a fornire un ristoro, un sostegno economico».
Se l'obbligo di chiusura per le 23 dovesse passare per decreto, gli imprenditori sono pronti a scendere sul piede di guerra. «Ci sarebbe fortissimo il rischio di innescare una concorrenza sleale – spiega Mastrorilli -. I clienti che io rischio di perdere, andrebbero ad ingrossare le fila della Gdo, aumenterebbero gli acquisti per poi cucinare e riunirsi a casa. Noi perderemo un turno di lavoro e incassi e altri guadagnerebbero di più. A questo punto riparametriamo per tutti una chiusura anticipata. Tra l'altro cosa significa chiudere alle 23? Che devo abbassare le saracinesche a quell'ora? Se così fosse, significa che la mia attività deve terminare un paio di ore prima. A Bari e in tutto il Sud si cena dopo le 21, ci rendiamo conto?».
Lo sfogo dei gestori non vuole essere un modo per avere più soldi o mostrarsi irresponsabili rispetto alla risalita del numero di contagi. «Che nessuno ci accusi di cinismo – risponde a tono Del Mastro -. Noi piccoli imprenditori siamo l'ossatura economica del Paese. Con le nostre tasse garantiamo il 30% del costi fissi dello Stato. Non solo, dal 16 ottobre Equitalia tornerà a bussare alle nostre porte, per imposte che non ci sono state azzerate, ma solo procrastinate. In giro c'è una drammatica crisi di liquidità. Nessuno ha abbassato gli affitti, crescono i costi dell’energia, come pagheremo se siamo già alla canna del gas?».
«Noi non siamo degli irresponsabili che per i soldi sono pronti a sacrificare la salute pubblica. Che non si pensi neanche – alza i toni Mastrorilli -. Io chiedo norme attuate in maniera giusta. Che si sanzionino i comportamenti scorretti e che si dia sostegno vero. I miei dipendenti aspettano ancora la Cig di luglio, mentre mi devo sentire la lezionicina di responsabilità da chi ha garantito il suo stipendio fisso e magari lavora in smartworking senza spese e preoccupazioni?».
«No, noi così non ci stiamo – dicono quasi in coro -. Si investa sui controlli, sul senso di responsabilità civile di tutti. Noi la nostra parte la facciamo».
«Mi sono già messo in contatto con il governatore Emiliano che si è mostrato immediatamente sensibile alle nostre istanze – sottolinea Mastrorilli -. La mia proposta al Governo è: sentite le Regioni. Non si imponga una unica regola per tutti. Non sarebbe giusto per territori dove non c'è lo stesso pericolo della Lombardia o Campania».
«E soprattutto bisogna investire su una campagna di comunicazione seria che sappia educare e far crescere la cultura delle prevenzione – conclude Del Mastro-. Questo virus non scomparirà con lo schiocco di due dita e cittadini rispettosi e consapevoli possono fare la differenza durante questa epidemia o qualsiasi altra crisi potremo essere chiamati ad affrontare». (Foto Luca Turi)