La panchina

Il fascino luccicante dello «Stagnone»

Silvio Perrella

L’uomo del sale pur commerciando in cristalli bianchi, non era mai stato nel luogo dal quale provengono

Quando l’uomo del sale ha proposto al signor Acciuga di accompagnarlo allo Stagnone di Marsala, la sua reazione è stata sì di consenso ma con una condizione: alla meta sarebbero arrivati ognuno a modo proprio e una volta lì si sarebbero trovati alla curva che accoglie una panchina.
L’uomo del sale, pur commerciando in cristalli bianchi, in realtà non era mai stato nel luogo dal quale provengono; e chissà perché gli era sorto il desiderio di farne finalmente la conoscenza.
Il signor Acciuga si chiedeva se davvero il suo amico si fosse messo in viaggio verso l’acqua lagunare; in ogni caso a lui piaceva tornare lì e gli piaceva tornarci immergendosi in canali che mescolavano fiumi e mare; in particolar modo era all’Oreto che pensava, al suo strisciare come un serpente ucciso dalla fatica, che però sa trovarsi il cunicolo nel quale fare di sé la direzione del viaggio.
Quando il signor Acciuga è emerso nel bel centro dello Stagnone tutto grondante di gocce algose gli è sembrato di stare come in un grembo acqueo; tanto che ha deciso di prendersela comoda e di aspettare il suo amico standosene a bagnomaria.
La temperatura dell’acqua non era né troppo fredda né troppo calda; e arrivano alle sue squame piccoli movimenti simili a un massaggio; certi cerchi concentrici che avvolgevano e insieme liberavano energie.
A saper guardare era possibile scorgere Mozia ed Isola Lunga e spingersi verso le forme nette di Favignana Levanzo e Marettimo.
Un mulino superstite faceva il suo lavoro con lentezza e ponderazione e alcune figure aeree agganciate a cavi d’acciaio e a vele arcuate disegnavano virgole scure nel cielo.
Stare a mollo, facendosi cullare dai movimenti delle acque, tenere le pinne ben salde al fondale limaccioso, fare degli occhi rotazione di pianeti visivi dava al signor Acciuga una percezione del tempo assolutamente inscindibile da quella dello spazio.
La panchina che lo aspettava era stata modellata con il sale e aveva curve e gomitoli e anse tutti da scoprire, anche se ogni cosa faceva luccichio di sé a voler dire quanto nelle apparenze ci sia già tutto; quel tutto che può configurarsi come una superficie scabra e bianca.
Sulla panchina sembrava già essersi seduto un uomo del tutto simile al normanno di Palermo; con i baffi spioventi, gli occhi cerulei, i capelli a serpentina e un sorriso da ignoto marinaio che avrebbe fatto golosità allo sguardo del dipintore di ritratti a suggestione di paesaggio che prende il nome di Antonello.
L’uomo sulla panchina era così simile al venditore di sale da far dubitare che fosse proprio lui.
Si era davvero mosso da Palermo, dalla sua strada, dalle sue radicatissime abitudini l’amico di Acciuga o il suo invito al viaggio era stato solo un suggerimento dell’immaginazione, un desiderio che prende la forma di un miraggio e poi si dissolve o si trasforma in ombra e apparizione.
Sta di fatto che per una volta Acciuga preferiva cedere la sua panchina ad un altro, forse a un sosia forse a un amico forse a chissàchi, rimanendosene nell’acqua.
Guardare da lontano un’apparizione è un esercizio che può condurre nell’altrove; starci dentro dà al corpo il visibilio del contatto.
Così nello Stagnone era come se si versassero le acque di Venezia o di Orbetello; e laguna facesse matrimonio con laguna a voler dire che anche l’acqua limacciosa, poco trasparente, gorgogliante di dolori e di ammaccature è sempre acqua; è alla base di ogni cosa; e ci sostiene e ci immerge; e ci fa corpo acquatico; linfa che scorre; mare fiume lago; ciotola da portare con sé.
Al signor Acciuga venne una gran sete che lo spinse ad andare verso un chiosco fatto con poche assi di legno giustapposte; anche lì c’era una panchina dove attendere una donna chiara e formosa che spremesse un limone nell’acqua versandoci un cucchiaino di sale, e girando prima lentamente poi aumentando il numero dei giri, e poi ancora portandolo su piccolo vassoietto ad Acciuga.
Mentre il liquido dissetante scendeva nella sua gola, la stessa cosa faceva l’uomo seduto sulla panchina di sale; anche lui godendo del transito liquido che ti fa il corpo leggero e frizzante.

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